Tutte le fake news che Donald Trump ha detto nell’ultimo discorso alla Convention Repubblicana

Le sue affermazioni sono state verificate da un gruppo di fact-checker del New York Times in diretta

28/08/2020 di Gianmichele Laino

Mentre Donald Trump accettava la nomination da candidato repubblicano alle prossime elezioni presidenziali di novembre, una squadra di fact-checker del New York Times analizzava, minuto per minuto, le parole pronunciate nel suo discorso finale. Un team che ha individuato una serie di errori e di esagerazioni da parte dell’uomo che si candida a diventare, per la seconda volta, presidente degli Stati Uniti d’America.

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Fake news Trump nel discorso alla convention repubblicana

E se la campagna elettorale – rientra nelle regole del gioco – a volte presta il fianco a esagerazioni e a promesse, non può assolutamente essere inquinata da fake news e disinformazione. La prima bufala pronunciata da Donald Trump riguarda il coronavirus.

Nel suo discorso finale, il presidente in carica ha affermato che gli Stati Uniti sono, tra i grandi Paesi, quelli che hanno avuto un tasso di mortalità della malattia inferiore rispetto a tutti gli altri. Ma si tratta di un’affermazione completamente fuori strada – come spesso è capitato a Donald Trump proprio parlando di coronavirus – che non tiene conto dei dati reali. Attualmente, il tasso di mortalità per le persone affette da coronavirus negli Stati Uniti è del 3% e questo elemento pone il Paese in testa alla classifica tra gli stati colpiti dalla pandemia.

Fake news Trump, dal coronavirus alle proteste del Black Lives Matter

Per non parlare del vaccino: Trump ha affermato che quello americano sarà pronto entro la fine dell’anno, se non prima. La massima autorità sanitaria della task force della Casa Bianca, Anthony Fauci, ha invece affermato che il vaccino sarà pronto soltanto nei primi mesi del 2021.

Inoltre, nel voler dipingere il suo avversario Joe Biden come eccessivamente progressista e liberale, Trump ha affermato che i democratici sono favorevoli all’aborto fino a pochi istanti prima della nascita del bambino. Chiaramente, si tratta di una esagerazione: pur essendo, infatti, i Democrats a favore dell’aborto e delle discipline che lo regolano, non si possono registrare dichiarazioni di chi, tra gli esponenti del partito, abbia sostenuto l’interruzione di gravidanza fino all’ultimo momento.

Un altro aspetto che viene contestato a Donald Trump è quello della costruzione del famoso muro di confine con il Messico. Il presidente ha affermato che sono state già costruite 300 miglia di muro e che, al ritmo di 10 miglia a settimana, la costruzione andrà ben oltre le sue più rosee aspettative. In realtà, oltre al fatto che buona parte delle 300 miglia sin qui realizzate si appoggiavano su strutture già preesistenti, è praticamente impossibile che si possano superare le 450 miglia inizialmente previste dall’amministrazione di Donald Trump. Dunque, il muro non andrà affatto oltre le più rosee aspettative del presidente.

Per quanto riguarda un altro tema caldo, quello delle proteste degli afro-americani, il presidente Donald Trump ha cercato di mostrarsi come paladino anti-discriminazione, affermando di essere il primo inquilino della Casa Bianca, dopo Abramo Lincoln, ad aver fatto di più per la comunità afro-americana. Tuttavia, dopo Lincoln, fu il presidente Lyndon Johnson ad attuare le più significative riforme legislative per i diritti delle persone nere.

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