Il figlio di Maroni si candida a sinistra: «Io contrario alla politica dei porti chiusi»

05/05/2019 di Enzo Boldi

Lozza nel Varesotto è un piccolo comune lombardo, ma in queste ore è diventato il simbolo di come i figli possano scegliere strade ben diverse da quelle intraprese dai padri. Ed è proprio lì, in quel paesino di 1250 anime, che Fabrizio Maroni ha scelto di iniziare la propria vita di politica attiva, anche se il suo sogno è quello di fare il giornalista. Il cognome è di quelli pesanti, con il padre che per anni è stato – e lo è ancora, seppure messo in disparte dallo strabordante Matteo Salvini – una delle figure di riferimento della Lega. Il 21enne, però, ha scelto una via diversa per la sua idea di politica, schierandosi a sinistra e contro il Carroccio.

«Sono stati iscritto ai Giovani Democratici, ma ora non lo sono più. Il Pd di Zingaretti mi piace – ha detto Fabrizio Maroni a La Repubblica -. La mia candidatura non nasce contro la Lega, ma voglio dare un contributo al paese in cui vivo e a un sindaco che conosco molto bene». La sua scelta, quindi, non è nata dal giorno alla notte, ma si tratta di un lungo percorso iniziato anni fa, seguendo i suoi ideali. Senza che il padre gli mettessi i bastoni tra le ruote: «Lui è molto felice. Mi ha detto che l’impegno politico è sempre una cosa positiva».

Fabrizio Maroni, il figlio di Bobo si candida a sinistra

Le sue idee sono ben distanti da quelle della Lega e, soprattutto, da quelli di Matteo Salvini: «L’Europa in cui credo e spero di vivere è quella dei ponti, non dei muri e delle barriere – ha proseguito Fabrizio Maroni -. Più aperta e unita. Quello che manca oggi è l’idea di una cittadinanza europea oltre che italiana». Una spiegazione che racconta di come la sua scelta politica non potesse che andare in direzione opposta a quella del Carroccio.

L’apprezzamento a Zingaretti e le critiche al Pd

Fabrizio Maroni ha votato per Nicola Zingaretti alle ultime primarie del Pd, ma non ha reticenze nel criticare alcuni atteggiamenti del Partito Democratico che hanno poi portato a un’emorragia elettorale i cui risultati si fanno sentire a tutt’oggi: «Il reddito di cittadinanza poteva essere criticato perché si poteva fare meglio, ma dire che non sia una manovra di sinistra è stato sbagliato».

(Foto di copertina: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO + FACEBOOK)

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