Fabio Capello e il razzismo negli stadi: «Solo da noi i responsabili non pagano mai»

27/04/2019 di Enzo Boldi

L’ultimo episodio è quello dei cori nei confronti del centrocampista del Milan Tiémoué Bakayoko, oggetto di versi di scherno e riferimenti razzisti nel corso della semifinale di ritorno di Coppa Italia tra Milan e Lazio. Dopo il contestato episodio della maglia di Acerbi esposta al termine della gara di compleanno, infatti, i tifosi biancocelesti in trasferta a San Siro si sono prodigati in cori razzisti nei suoi confronti. E prima della partita c’è stato anche l’episodio dell’inneggio a Benito Mussolini nei pressi di piazzale Loreto da parte di una parte degli Irriducibili, storica fazione della Curva Nord laziale. Ma perché in Italia si continuano a ripetere questi episodi? Fabio Capello prova a dare una risposta al quesito.

«All’estero si interviene e si puniscono i responsabili, da noi è tutto diverso – ha spiegato l’ex allenatore di Milan, Roma, Juventus e Real Madrid -. Servirebbero provvedimenti seri, importanti, invece niente. Guardate cosa succede in Inghilterra: certi personaggi vengono fermati. Anche in Spagna è lo stesso. E se osservate le immagini della Premier, vi accorgerete che gli stadi sono sempre pieni». Le differenze tra la gestione delle criticità all’estero rispetto al nostro Paese sono piuttosto evidenti, ma sembra mancare l’intenzione di cambiare le cose.

Fabio Capello favorevole alla sospensione dei match per cori razzisti

«Non so perché in Italia non ci sia fermezza, ma so che se un ultrà va allo stadio e si comporta come successo mercoledì a San Siro, procura un danno a tutti, agli altri tifosi, allo sport». E la colpa di tutto ciò, secondo fabio Capello, sta nel mezzo: tra l’incudine del mondo del calcio e il martello delle istituzioni. Ma un primo passo potrebbe muoversi provvedendo a uno stop delle gare: «Sono d’accordo con chi sostiene che le gare vadano interrotte, ma c’è un problema».

Gli ultrà sono liberi di fare ciò che vogliono

E la questione sollevata dall’allenatore friulano riguarda un regolamento che consente di avere le maglie talmente larghe dal non portare mai a una decisione definitiva. «Non si capisce mai qual è l’intensità necessaria per fermare una gara – conclude Fabio Capello -. Una volta i cori non si percepiscono, un’altra volta viene tirata fuori una storia differente. Così, alla fine, le partite non si sospendono mai. E gli ultrà continuano a fare quello che vogliono».

(foto di copertina: Alberto Gandolfo/Pacific Press via ZUMA Wire)

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