Anche Eva Giovannini, dopo Augias, spiega perché non ha senso inserirla nella lista dei “filo-putiniani”

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La giornalista della Rai ha scritto un editoriale su La Stampa per spiegare il poco senso dell'operazione che l'ha vista, suo malgrado, protagonista

L’antefatto è stato ampiamente spiegato su questo giornale. Fidu e Open Dialogue hanno presentato a Montecitorio, in una conferenza che ha visto tra i suoi partecipanti anche esponenti del Partito Democratico, una sorta di report relativo a giornalisti e uomini di cultura che in Italia diffonderebbero disinformazione sul conflitto russo-ucraino. Tra questi nomi, oltre a Corrado Augias e Oliver Stone (e diversi giornalisti della Rai), anche Eva Giovannini. La giornalista ha avuto modo di esprimere il suo punto di vista grazie a un editoriale pubblicato su La Stampa.



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Eva Giovannini esprime il suo punto di vista sulla lista dei presunti disinformatori sull’Ucraina

Il titolo del suo articolo è emblematico: Il metodo putiniano utilizzato contro di me. Essere inserita in una lista di persone che diffonderebbero disinformazione filo-russa senza nessun tipo di appiglio se non una sua vecchia intervista, nel 2018, all’ideologo Dugin, sembra davvero una beffa incredibile. Oltre a essere un principio metodologicamente poco trasparente: perché inserire nella lista dei disinformatori sulla guerra dei giornalisti che, semplicemente, stanno facendo il proprio lavoro, intervistando in maniera critica – anche prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – chi esprime il punto di vista di Mosca sulla situazione geo-politica attuale?



«È in Russia che compilano elenchi di cronisti/e e indesiderati/e» – scrive Eva Giovannini sulla Stampa, dopo aver ringraziato Massimo Giannini per lo spazio che ha voluto concederle sul suo giornale. Il principio portato avanti dalla cronista è che le liste dei giornalisti non si fanno e non sono degne di un Paese dalla tradizione democratica. Inoltre, Eva Giovannini ha affermato che i giornalisti sono testimoni del loro tempo e che «tutti quelli che è necessario intervistare, si devono intervistare».

La riflessione conclusiva è magistrale e si inserisce nel solco della spiegazione che già nella giornata di ieri aveva fornito Corrado Augias, anche lui inserito – suo malgrado – all’interno di questa lista di “disinformatori sulla guerra in Ucraina”: «In Italia, sta passando il subdolo pensiero che non vadano mostrate mai, per nessuna ragione, idee difformi dalle idee giuste».