Marino replica a Raggi: «Hanno cancellato il mio piano post chiusura di Malagrotta»

10/07/2019 di Enzo Boldi

Discarica barile. Nelle ultime settimane è stato detto molto sull’emergenza rifiuti a Roma, sulla cattiva gestione da parte dell’Ama nel ritiro, della Regione sui siti di smaltimento al di fuori del Grande Raccordo Anulare e della «colpa delle amministrazioni precedenti». Si è tornati a parlare della famosa discarica di Malagrotta, quella che era il principale sito di stoccaggio di rifiuti solidi della capitale e fatta chiudere dall’allora sindaco Ignazio Marino il 1° ottobre del 2013 per questioni ambientali. E Virginia Raggi, nei giorni scorsi, aveva attaccato chi c’era prima di lei nelle stanze del Campidoglio, reo di non aver pensato a una soluzione dopo la dismissione dell’impianto. Il professore, ex primo cittadini di Roma, però non ci sta e spiega come il suo piano sia stato deliberatamente ignorato.

«Noi in 90 giorni chiudemmo quella discarica che per motivi igienico-sanitari ed ambientali andava chiusa nel 2007, come aveva chiesto l’Unione Europea – ha detto Ignazio Marino dagli Stati Uniti nel corso della sua intervista rilasciata a Radio Roma Capitale -. Lo facemmo predisponendo un piano molto articolato che prevedeva la realizzazione di alcuni ecodistretti dotati di biodigestori destinati ad utilizzare l’umido, trasformando il rifiuto in ricchezza, perché con gli scarti alimentari sarebbe stato prodotto gas».

Emergenza rifiuti: la verità di Marino sul post Malagrotta

Di quel piano, però, non se ne fece più nulla: «Tutto questo venne cancellato in maniera incomprensibile dalle amministrazioni straordinarie (il commissario Francesco Paolo Tronca, in carica dal 1° novembre 2015 al 22 giugno 2016, ndr) e ordinarie (Virginia Raggi, ndr) che sono seguite alla mia esperienza. Sorprende che sia stato cancellato quel nostro piano, soprattutto perché stato cancellato senza proporre altro». Il piano per scongiurare l’emergenza rifiuti, secondo le parole dell’ex sindaco Ignazio Marino, c’era.

Il progetto con Acea e il tritovagliatore

Il progetto di Marino prevedeva questo: eseguire «un revamping (una ristrutturazione generale, ndr), un ammodernamento di alcuni inceneritori che esistono e sono di proprietà di Acea. Anche questo progetto venne incredibilmente impedito e non è stato più ripreso». Insieme a questo piano, l’ex sindaco di Roma si toglie anche qualche macigno dalla scarpa: «Oggi sorrido al fatto che con i soldi che davamo ai privati per l’utilizzo settimanale di un tritovagliatore io feci acquistare un tritovagliatore pubblico che venne definito dai Partiti e dai media ‘il giocattolo di Marino’. Il M5S disse che non lo avrebbe mai utilizzato e invece oggi lo usa a pieno regime per far fronte all’emergenza rifiuti».

(foto di copertina: ANSA/ UFFICIO STAMPA/ UNICATT + Andrea Ronchini/Pacific Press via ZUMA Wire)

Share this article