Egitto al voto: rielezione scontata per il presidente al-Sisi
26/03/2018 di Matteo Garavoglia
Da lunedì 26 al 28 marzo più di 94 milioni di cittadini sono chiamati alle urne per eleggere (e confermare) il nuovo presidente dell’Egitto. La sfida a due tra il presidente Abdel Fattah al-Sisi e il quasi sconosciuto Moussa Moustafa Moussa non è neanche da prendere in considerazione.
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L’unico dato che permetterà di capire il reale clima nel Paese sarà il tasso di partecipazione. Le opposizioni, marginalizzate con una serie di arresti prima delle elezioni, hanno lanciato un appello per boicottare la consultazione popolare. In tutta risposta, al-Sisi ha prolungato la votazione a tre giorni.
Il presidente dell’Egitto corre per il suo secondo mandato, dopo il colpo di stato del luglio 2013 e la sua prima elezione nel 2014. La popolazione chiede maggiore sicurezza e migliori condizioni economiche. Se il primo aspetto è stato soddisfatto, almeno nella retorica e nella prassi con l’eliminazione del dissenso interno e una dura lotta contro il terrorismo presente nel Sinai, l’economia rimane il dossier più caldo nella mani di al-Sisi.
Nel novembre 2017 il Fondo monetario internazionale ha elargito un piano di prestito da 12 miliardi di dollari che ha permesso di fare scendere l’inflazione al 14% e aperto una breccia per gli investimenti dall’estero grazie a un’aperta politica di liberalizzazioni. Questo schema ha però generato una grande criticità: l’aumento del costo di molti beni di consumo. Al-Sisi, anche se non lo potrà mai affermare, è molto preoccupato da questa situazione, memore delle proteste del gennaio 2011 che hanno portatto alla fuga di Hosni Mubarak.
Alle elezioni del marzo 2018, al di là della loro scontatezza, si gioca un’importante partita verso la presidenza a vita di al-Sisi. Uno scenario che a oggi sembra più che probabile. Tuttavia la cosiddetta primavera araba in Medio Oriente ha dimostrato che il dissenso interno non può essere controllato come si vorrebbe.
Questo il presidente lo sa e farà di tutto per non diventare il nuovo Mubarak.