Il fact-checking sugli effetti collaterali dei tre vaccini anti-covid disponibili in Italia
Il report dell'Aifa che ha raccolto, nei primi tre mesi della campagna, i dati e le segnalazioni. Il prodotto di Pfizer-BioNTech ha provocato qualche problema in più rispetto ad Astrazeneca (e Moderna)
18/04/2021 di Enzo Boldi
La percezione errata è stata data anche dalla stampa (nazionale e internazionale) che ha contribuito a creare un clima di sospetto nei confronti di uno dei prodotti anti-Covid disponibili il molti Paesi. L’Italia, per esempio, ha puntato molto su quello anglo-svedese di Astrazeneca (ora chiamato Vaxzevria) che, secondo i piani iniziali, doveva essere il vaccino più utilizzato per procedere e completare la propria campagna di immunizzazione. Poi i vari step e stop che hanno portato prima a una sospensione di un lotto, poi alla sospensione temporanea del prodotto e, infine, al reintegro nel piano ma dopo una rimodulazione delle fasce di età. Sta di fatto che il tema degli effetti collaterali vaccini anti-covid ha condizionato (e condiziona tuttora) il dibattito pubblico – e anche politico – quotidiano. Proviamo, però, a leggere i numeri.
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Effetti collaterali vaccini: l’analisi dei dati raccolti dall’Aifa
L’ultimo (in ordine cronologico) rapporto dell’Agenzia Italiana del Farmaco ha raccolto tutte le segnalazioni – nell’ambito della farmacovigilanza continua – arrivate dal 27 dicembre scorso (giorno in cui è iniziata la campagna di vaccinazione in Italia e in Europa) al 26 marzo. I primi tre mesi iniziati con le somministrazioni dei prodotti di Pfizer-BioNTech – denominato Comirnaty ((autorizzato dal 22/12/2020 e utilizzato dal 27/12/2020) – e di Moderna (autorizzato dal 07/01/2021 e utilizzato dal 14/01/2021). Si tratta di due vaccini creati con la tecnologia mRNA (RNA messaggero). A loro, nel giro di un mese, si è aggiunto il vaccino AstraZeneca – ora denominato Vaxzevria (autorizzato dal 29/01/2021 e utilizzato dal 01/02/2021) -, in attesa delle ulteriori verifiche dell’EMA (Agenzia Europea del Farmaco) sul già approvato vaccino Janssen prodotto da Johnson&Johnson.
Questo quadro introduttivo serve per dare una cornice ai dati raccolti dall’Aifa nei primi tre mesi di campagna vaccinale (il prossimo report includerà anche le segnalazioni pervenute dalla fine di marzo alla fine di aprile). Ma già dai numeri pubblicati si evidenziano alcuni fattori molto interessanti. Innanzitutto occorre sottolineare come la maggior parte (il 92,7%) degli effetti collaterali segnalati e registrati dopo l’inoculazione di una dose di uno dei prodotti anti-Covid presenti in Italia siano stati “non gravi“.
Come spiega il comunicato stampa dell’Aifa che accompagna il terzo report sulla campagna vaccinale in Italia, si tratta di effetti collaterali vaccini che «si risolvono completamente, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari». Discorso differente per quel 7,1% etichettato come “gravi” e indicati come”casi fatali”. Leggiamo cosa c’è scritto nel rapporto.
Fatali, ma in che senso? Non si tratta di un rapporto causa-effetto tra la vaccinazione e il decesso segnalato. L’Aifa, nel suo terzo rapporto, sottolinea come la scansione temporale tra la somministrazione di uno dei prodotti anti-Covid e la morte non sia – in molti casi – correlabile. Ovviamente, occorre sottolinearlo, questi dati si basano sulle oltre 9 milioni di dosi somministrate fino al 26 marzo scorso.
I dati su Astrazeneca e Pfizer-BioNTech
Al netto di tutto ciò, occorre sottolineare come – nell’ambito del lavoro costante di farmacosorveglianza – prosegue l’analisi delle segnalazioni di eventi trombotici e tromboembolici arrivati nel corso delle settimane dopo la somministrazione di una dose si Astrazeneca. Ma un dato molto interessante – che fa a pugni con la percezione mediatica – è quello totale degli effetti collaterali vaccini anti-Covid. Perché se il prodotto anglo-svedese gode di una cattiva percezione, forse occorrerebbe dare un’occhiata ai numeri reali delle reazioni avverse.
«Al 26/03/2021 sono state complessivamente inserite nella RNF 46.237 segnalazioni su un totale di 9.068.349 dosi somministrate per tutti i vaccini, con un tasso di segnalazione di 510 ogni 100.000 dosi – si legge nel report di Aifa -. La maggior parte delle segnalazioni (81%) sono relative al vaccino Comirnaty, in accordo con l’uso predominante dello stesso nella campagna vaccinale (77% delle dosi somministrate), con un aumento delle segnalazioni per il vaccino Vaxzevria (17%) a seguito dell’incremento dell’uso di questo vaccino (18% delle dosi somministrate). Le segnalazioni relative al vaccino Moderna rappresentano il 2% del totale e sono proporzionali al numero limitato di dosi somministrate (5%)».
Comirnaty, come detto, è la denominazione del prodotto di Pfizer-BioNTech. E proprio questo vaccino è quello che ha provocato il maggior numero di segnalazione per effetti collaterali.
Effetti collaterali vaccini che sono emersi con questi tempi di insorgenza dei sintomi.
Insomma, al netto della percezione e in attesa delle ulteriori verifiche che arriveranno costantemente – in linea con il principio della farmacosorveglianza – la percezione mediatica di alcune vicende legate alla campagna vaccinale sembra esser ben diversa dalla realtà dei numeri. In attesa che il piano vaccinale ottenga quella spinta definitiva tanto attesa per metterci alle spalle questi infiniti mesi di pandemia, paura e morte.
(foto: da Terzo rapporto Aifa sulla Sorveglianza dei vaccini Covid 19)