Drive in a Roma, l’organizzatore ci racconta il progetto per aiutare il cinema

L’emergenza coronavirus ha messo il lucchetto alle nostre sale e sin da marzo si è fatta più insistente la voce di un ritorno al drive in. Molto di moda negli anni ‘60 il drive in ha rappresentato per più di una generazione un’esperienza unica per la visione dei film e non è mai sparito davvero. Ora la sua società Boanerghes ha deciso di aprire il primo drive in dell’era coronavirus a Roma e noi abbiamo contattato Giovanni Calvario che ci regala delle anticipazioni in esclusiva.

Giovanni Calvario ci spiega subito che il progetto drive in non è una novità per lui: “Io con la mia società Boanerghes ci occupiamo di start up per le location e il loro riutilizzo, utilizzandole in modi innovativi. In un contesto come il covid mi è arrivata l’idea di incontrarci con le macchine. Il mio background, avendo già fatto un drive in nel 2015, mi ha permesso anche  con facilità a mettere in piedi questo evento su Facebook che ora conta ben 20 mila partecipanti. Stiamo anche facendo consulenza ad altri imprenditori in tutta Italia che vogliono aprire drive in”.

Il drive in sta tornando di moda non soltanto in Italia, ma sta avendo numeri importanti in tutto il vecchio continente: “In Europa attualmente sono stati aperti oltre 100 drive in perché è un tema importante non solo per il cinema, ma anche per il teatro e dei concerti. Questa é una proposta nata in periodo covid perché è molto costoso aprirlo, in una situazione normale non conviene molto”.

Giovanni Calvario ci spiega come il drive in abbia un costo importante per gli imprenditori, più alto di quanto lo spettatore possa pensare: “Bisogna avere una struttura attestata per il drive in, non basta un campo. Ci sono le leggi per la pubblica sicurezza, così come la parte service. I proiettori giganti e i schermi giganti hanno un costo elevato”, poi parla dell’ex drive in di Casalpalocco “il drive in più grande di Europa era uno spazio fisso e quindi li si può recuperare l’investimento. Lì non è stata fatta una buona comunicazione, perché la gente magari neppure lo conosceva. In Italia gli imprenditori più grandi sono retrogradi con la comunicazione e spesso mettono le locandine. Poi non mi permetto di giudicare e mi dispiace. Facendo una comunicazione di un certo tipo e mettendo un programma di un certo tipo è chiaro che un drive in a Roma può avere un pubblico importante”.

Sui film che saranno proiettati al drive in di Roma Giovanni Calvario spiega che l’obiettivo è aprirsi anche alle distribuzioni, magari per organizzare anche delle anteprime: “Abbiamo diversi tipi di proiezioni in base alle varie fasce orarie, sicuramente ne avremo una family oriented e un’altra dedicata ai blockbuster. Noi punteremo sull’effetto drive in alcuni film come Grease, il Gladiatore, Matrix e le grandi trilogie come Ritorno al Futuro. Questi titoli visti in questo modo possono emozionare anche di più lo spettatore e permettere di vivere una vera e propria esperienza. Per le anteprime siamo disponibili, se saltasse tutta la stagione estiva del cinema i distributori potrebbero organizzarsi e quindi potremmo avere anche dei titoli in anteprima per delle presentazioni”.

Il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha parlato di una riapertura delle sale per giugno, ma in realtà il problema può essere insormontabile per gli esercenti: “Dubito che le abitudini delle persone  possano cambiare così facilmente. I politici mettono sulle spalle dell’imprenditore un peso esagerato, anche perché dovremmo vendere meno biglietti nei cinema. Non ci può essere un controllo costante. Dovremmo vendere ad esempio nell’Adriano 50 biglietti invece di 500 ma non conviene tenerlo aperto. Succederà che o le realtà culturali alzino le mani oppure come spesso succede le persone faranno come gli pare. C’è preoccupazione perché tutto ricade sempre sulle spalle degli imprenditori con la cultura. Poi se vorranno aprire le maglie e far stare 300 persone su 500 questo può essere già una soluzione, ma non credo”.

Giovanni Calvario poi lancia una frecciatina alle istituzioni, colpevoli di immobilismo: “Non abbiamo avuto un patrocinio, anzi il governo è l’unico ostacolo perché non c’è ancora dopo mesi una legge. Noi non dobbiamo contattare il MIBACT nel nodo procedurale perché sono loro a dover fare una legge per salvare lo spettacolo, la domanda è cosa stanno facendo? Possibile che ad oggi ancora non ci sia un regolamento per aprirlo? In Germania ne hanno aperti 70, addirittura uno anche  in Finlandia. Virginia Raggi Cosa sta facendo? Speriamo che lavorino, così anche noi imprenditori della cultura potremo fare il nostro lavoro. Non chiediamo soldi, ma quantomeno le leggi per poter operare”.

Ci svela anche la zona dove sorgerà il drive in, lasciando ancora un po’ di mistero: “Aspettiamo la grande comunicazione ufficiale, ma posso dirti che sarà a Roma Sud e avrà una capienza di 150 macchine e quindi stiamo parlando di 300 persone a spettacolo”.

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