Doping ai ragazzini, le intercettazioni: «Solo così si vince»

09/02/2018 di Redazione

«Se vuoi andare forte, io te lo dico… Sennò fai come ti pare. Fanno ventimila… per farti recuperare a 40. E poi vinci…!». È una delle intercettazioni choc che emergono dall’inchiesta sul doping ai ragazzini che ieri ha portato all’arresto di sei persone a Lucca, mentre altre 17 risultano indagate. Quel «ventimila» era relativo al dosaggio della fiala di Epo, eritropoietina, il «40» per il livello di ematocrito, la percentuale che indica la parte corpuscolata del sangue (l’Epo fa aumentare i globuli rossi nel sangue favorendo l’ossigenazione e quindi il recupero dell’atleta dopo gli sforzi). A parlare era, con un tono convincente Luca Franceschi, presidente della squadra Gfdd-Altopack, tra le prime dieci società in ambito dilettantistico, anche lui finito ai domiciliari.

 

 

Doping, le intercettazioni dell’inchiesta di Lucca: «Meglio in vena sotto il braccio…»

Le intercettazioni telefoniche e ambientali sono state la chiave per rompere il muro omertà del mondo del ciclismo, in questa vicenda che è partita dopo la morte del ciclista 21enne Linas Rumsas. Dalle conversazioni sono emersi anche dialoghi inequivocabili tra ciclisti, che si scambiavano pareri sulla somministrazione delle sostanze dopanti: «Sai qual è il problema? Che tu lo fai nella pancia, no… Il problema è che se si aggancia a una pallina di grasso, ti resta lì. Capito il problema? Quindi dovresti fare in vena qui sotto il braccio, che non c’è grasso, capito?». E poi, il presidente: «Se vuoi andare forte te lo dico, se no fai come ti pare, fai la vita fai tutto…».

(Foto Dpa da archivio Ansa)

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