Donald vs Spike: la campagna elettorale americana inizia dal palco degli Oscar
25/02/2019 di Francesco Collina
Le parole sono importanti, ripeteva il protagonista di ‘Palombella rossa’, il film del 1989 diretto da Nanni Moretti. Un’opinione condivisa, sembrerebbe, da Donald Trump, che ha duramente criticato il discorso pronunciato da Spike Lee durante la cerimonia di premiazione degli Oscar. Nel tweet del mattino, il 45esimo presidente degli Stati Uniti ha accusato il discorso del regista afroamericano di non essere onesto e di non rappresentare in maniera corretta il suo operato.
Spike Lee cita ‘Fa’ la cosa giusta’ rivolgendosi agli elettori per le prossime elezioni
Dal palco il regista ha affermato: «Le elezioni 2020 sono dietro l’angolo, ricordiamocelo, possiamo fare una scelta di amore e non di odio […] Facciamo la cosa giusta», richiamando così il suo celebre film del 1989 ‘Do the right thing’.
Be nice if Spike Lee could read his notes, or better yet not have to use notes at all, when doing his racist hit on your President, who has done more for African Americans (Criminal Justice Reform, Lowest Unemployment numbers in History, Tax Cuts,etc.) than almost any other Pres!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 25 febbraio 2019
Un commento che non è piaciuto affatto a Donald Trump che non ha perso tempo e ha risposto, con un tweet come di consueto, per ribattere al celebre regista: «Sarebbe bello se Spike Lee potesse leggere i suoi appunti o meglio ancora non non li usasse affatto, mentre attacca con argomenti razzisti il vostro Presidente che ha fatto per gli Afroamericani più di qualsiasi altro Presidente (la riforma della giustizia, il più basso tasso di disoccupati nella storia e tagli alle tasse).»
La storia degli antenati di Spike Lee come preambolo all’attacco a Donald Trump
Durante la premiazione il regista ha raccontato la storia della sua famiglia negli Stati Uniti. Stando alla sua ricostruzione gli antenati sarebbe arrivati in Nord America con le prime navi cariche di schiavi da far lavorare nel Nuovo Mondo. Un preambolo storico, quello del regista de ‘La 25esima ora’, che si è concluso con l’invito a non votare il Tycoon per il secondo mandato presidenziale.
Una presa di posizione che, per quanto non sorprendente, non è affatto piaciuta a Donald Trump. Non rimane che immaginarsi quale dialogo possa aver avuto allo specchio l’attuale Presidente degli Stati Uniti dopo il discorso del regista afroamericano, difficile credere che siano state pronunciate parole d’affetto.