Trump parla alla nazione dopo l’attacco iraniano: «Fino a quando sarò presidente, l’Iran non avrà il nucleare»

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Il presidente Usa ha convocato una conferenza stampa alle 11

L’attacco alla base di al-Asad ha provocato la reazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha parlato questa mattina alle 11 (ora di Washington), appellandosi alla nazione statunitense. Il numero uno della Casa Bianca ha voluto affrontare nello specifico le strategie da perseguire dopo l’attacco iraniano su territorio iracheno che aveva come obiettivo le basi militari americane. Secondo fonti dei peshmerga, il bilancio sarebbe stato di 80 morti, mentre il Pentagono ha fatto sapere che non ci sono state vittime tra i soldati americani.



Il discorso di Donald Trump

Accanto a Donald Trump, anche il vicepresidente Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo. «Nessun americano è stato colpito dal regime iraniano – ha detto Trump -: tutti i nostri soldati sono salvi e sono stati fatti pochi danni alle nostre basi. I soldati sono pronti a tutto e faremo ciò che è meglio per il mondo intero. Finché sarò presidente, l’Iran non avrà mai armi nucleari».

Donald Trump ha poi rivolto un appello diretto alle altre quattro potenze internazionali affinché possano schierarsi accanto al popolo americano nella sua voglia di tener testa all’Iran: «Regno Unito, Germania, Francia e Cina devono riconoscere la situazione che si è venuta a crerare: l’Iran ha ricevuto aiuti da noi e invece di ringraziarci grida ‘morte all’America’».



Trump ha ricordato anche la morte di al-Baghdadi, sostenendo che si trattasse di un mostro che aveva tentato di ricostruire il califfato dell’Isis. Il monito al popolo iraniano è individuato proprio nel califfo che qualche mese fa è stato ucciso da un raid americano. Alla fine del suo discorso, dopo aver detto che l’Iran sembra aver rallentato la veemenza iniziale con cui aveva risposto almeno verbalmente alla morte di Qassem Soleimani, l’immancabile «God bless America».

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Donald Trump si rivolge alla nazione americana dopo l’attacco in Iran

Possibile, dunque che l’attacco sia stato semplicemente una sorta di avvertimento e di provocazione, con l’Iran aperto a qualsiasi soluzione dopo che gli Stati Uniti avevano ucciso in un raid il generale Qassem Soleimani, uno degli uomini più potenti in Medio Oriente. Hassan Rouhani, il presidente iraniano, ha detto che se gli Stati Uniti hanno tagliato le mani all’Iran con la morte di Soleimani, l’Iran risponderà tagliando le gambe agli americani.

A stretto giro, è arrivata anche la reazione dell’ayatollah Ali Khamenei, che ha parlato in questi termini della situazione in Iraq con la presenza statunitense: «I nostri nemici principali includono il sistema arrogante degli americani e del sionismo. Gli americani per la loro presenza nella regione e in qualsiasi altra parte del mondo hanno causato solo guerre, differenze, distruzioni: sedersi ai tavoli delle trattative e tenere discorsi apre solo la strada all’interferenza e alla presenza dei nemici, i colloqui dovrebbero fermarsi».

Una dichiarazione non proprio pacifica, anche se le sorti di un eventuale conflitto si decideranno soltanto in base alla reazione americana dopo il raid iraniano ad al-Asad: se gli Usa risponderanno con la forza, allora l’Iran alzerà il tiro. In caso contrario, si potrebbe prospettare anche una risoluzione pacifica della crisi, attraverso le vie diplomatiche.