Cosa significa che la direttiva sul copyright è stata recepita in Italia e quali sono i prossimi passi

Un iter che è iniziato ormai due anni fa e che non è ancora giunto al termine

21/04/2021 di Gianmichele Laino

Il passaggio – che doveva essere semplicemente formale – è stato in realtà abbastanza tormentato e si è preso esattamente tutti i tempi che la politica mette a disposizione per le direttive europee. Dopo due anni esatti, il parlamento italiano ha recepito la direttiva copyright approvata dal Parlamento europeo nella primavera del 2019, due anni dopo – come impone la regolamentazione europea a proposito di un atto vincolante come la direttiva – la decisione di Bruxelles. Si tratta di una tappa fondamentale – nelle scorse settimane c’era stato il primo via libera alla Camera, mentre adesso è arrivato anche l’ok del Senato – che tuttavia non rappresenta il traguardo finale. Una cosa è la ricezione di una direttiva, in cui si sostanzia l’accordo con il decisore europeo, un’altra è rappresentata dall’insieme dei decreti attuativi che hanno il compito di uniformare il documento varato a Bruxelles all’ordinamento dello stato membro. E qui sarà il vero nodo che la politica dovrà affrontare.

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Direttiva copyright, il parlamento la recepisce definitivamente

Ricordiamo l’importanza della direttiva europea sul copyright: le grandi piattaforme, in seguito alla richiesta da parte degli editori, dovranno riconoscere un corrispettivo per lo sfruttamento dei diritti d’autore sui contenuti originali pubblicati dagli editori stessi. Insomma, i social network come Facebook o i motori di ricerca come Google dovranno – nelle intenzioni del legislatore europeo – sedersi al tavolo delle trattative per poter riconoscere il valore del contenuto che le loro stesse piattaforme utilizzano e propongono ai propri utenti. Come ciò avverrà, tuttavia, dovrà essere determinato dal legislatore italiano.

Per questo motivo, adesso, inizia un’altra partita. Le istituzioni che in questi anni sono state più impegnate nella promozione della direttiva europea sul copyright anche in Italia sono sicuramente la Siae e la Fieg. Da parte loro, in seguito all’approvazione in Senato, si registra una evidente soddisfazione. Le indicazioni, però, dovranno essere chiare nell’individuazione di decreti attuativi coerenti che no vadano a snaturare il contenuto della direttiva europea. Un mese fa – in occasione degli accordi di Google con 14 grandi editori italiani – il direttore generale della Fieg Fabio Carotti aveva detto a Giornalettismo che il passaggio politico è sicuramente fondamentale, ma dovrà tradursi in un’applicazione della direttiva europea sul copyright per tutti gli editori italiani, grandi e piccoli.

Attualmente, la politica italiana sembra andare in questa direzione, prevedendo un sostanziale accordo sull’individuazione di un arbitrato esterno nel caso in cui le parti non trovino una quadra nel corrispettivo da versare e nella definizione di “estratto breve” che non dovrebbe in alcun modo condizionare la remunerazione per gli editori. Sarà proprio su questo punto che il legislatore italiano dovrà giocare la partita, facendo valere la propria specificità d’ordinamento rispetto alla norma generale tratteggiata dalla direttiva europea sul copyright. La stampa italiana aspetta con ansia questi passaggi, nell’attesa che in Parlamento si metta nero su bianco una fetta consistente del suo futuro.

Foto IPP/Fabio Cimaglia – Roma

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