Via libera dal consiglio dei ministri all’equo compenso che i big del web dovranno garantire agli editori

Il decreto legislativo predisposto dal sottosegretario Giuseppe Moles è stato approvato in consiglio dei ministri, ora i prossimi passi

05/11/2021 di Redazione

La direttiva europea 2019/790 sta finalmente trovando una sua applicazione anche in Italia. Nella giornata di ieri, infatti, durante il Consiglio dei ministri che si è svolto a Palazzo Chigi, il governo di Mario Draghi ha approvato il decreto legislativo predisposto dal sottosegretario con delega all’editoria Giuseppe Moles e che prevede tutte quelle fattispecie – già ampiamente dibattute e su cui c’è stata una larga convergenza delle parti in causa – per le quali gli editori potranno ottenere un equo compenso dalle grandi piattaforme del web che utilizzano i loro contenuti. Il tutto sotto la supervisione di Agcom che sarà arbitro delle trattative.

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Direttiva copyright, il decreto legislativo approvato in cdm

L’ordine del giorno prevedeva una discussione intorno all’«attuazione della direttiva (UE) 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, sul diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale e che modifica le direttive 96/9/CE e 2001/29/CE (Ministro della cultura)». Il Consiglio dei ministri ha dato semaforo verde. Questo significa che gli editori si vedranno riconosciuto un pagamento dal motore di ricerca o dai social network per i contenuti giornalistici pubblicati sui propri portali e ripresi nei servizi di aggregazione che i giganti del web mettono a disposizione degli utenti.

I prossimi 60 giorni – quelli successivi all’entrata in vigore del decreto – saranno fondamentali per l’Agcom affinché si possa dotare di un regolamento che vada a disciplinare il suo ruolo di arbitro delle trattative tra editori e giganti della rete. Le consultazioni online dell’articolo, l’anzianità di registrazione della testata, il numero di giornalisti impiegati, i costi per gli investimenti tecnologici, i ricavi pubblicitari legati all’interazione tra editori e giganti del web saranno tutti dei criteri che l’Agcom prenderà in considerazione per stabilire l’equo compenso per gli editori.

La trattativa per l’equo compenso

Come funzionerà la trattativa? Una delle due parti (editore o piattaforma web) può chiedere l’inizio della negoziazione per l’equo compenso. Se entro 30 giorni non si dovesse trovare una soluzione, ecco che l’Agcom può essere chiamata a intervenire per dirimere la questione, a suo giudizio. Un giudizio che, però, potrebbe essere appellabile di fronte all’autorità giudiziaria competente in materia, con la possibilità di avviare lunghe controversie legali.

Tra le righe del decreto legislativo, si discute e si definisce l’estratto breve (che, in quanto tale, non fa scattare immediatamente il compenso) e si chiede una maggiore chiarezza ai giganti del web sulle regole che disciplinano i propri algoritmi attraverso cui proporre i contenuti delle testate giornalistiche.

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