Didattica a distanza: quali sono state le principali difficoltà in Italia?

Cosa rivela lo studio dell'UNICEF con l'Università Cattolica del Sacro Cuore e l'indagine Istat sulla Didattica a distanza in Italia?

16/12/2022 di Giordana Battisti

Quando a marzo 2020 gli istituti scolastici sono state chiusi a causa del diffondersi della pandemia le scuole e gli insegnanti hanno dovuto trovare delle soluzioni per fare in modo che le attività previste continuassero nonostante la chiusura delle strutture. Inizialmente i docenti lo hanno fatto in modo autonomo, proponendo soluzioni diverse a seconda degli strumenti a disposizione della scuola e delle famiglie e dell’età degli studenti ai quali si dovevano rivolgere. Non tutti i docenti e non tutte le scuole hanno adottato fin da subito gli strumenti digitali, soprattutto le videolezioni in diretta, che poi sono entrati a far parte in modo più consistente della nuova modalità di insegnare e apprendere che ha preso il nome di Didattica a distanza (DAD). La DAD ha dovuto affrontare delle difficoltà e superare alcuni limiti prima di imporsi come soluzione efficiente per garantire lo svolgimento delle attività didattiche nonostante la pandemia: molte famiglie non disponevano di sufficienti strumenti digitali o di una connessione a internet stabile, per esempio. Inoltre, spesso i genitori non potevano affiancare i bambini, che non sono autonomi nell’utilizzo dei dispositivi digitali, a causa dei proprio impegni lavorativi mentre altri problemi riguardavano l’assenza di spazi in casa che gli studenti potessero utilizzare per frequentare le lezioni senza distrazioni. Anche le scuole e i docenti che non erano già abituati a utilizzare gli strumenti digitali per l’apprendimento hanno dovuto organizzarsi diversamente e adattarsi alla nuova situazione: in molti casi sono stati i docenti stessi a dover imparare il funzionamento di questi strumenti prima di poterli utilizzare per svolgere videolezioni e altre attività didattiche.

LEGGI ANCHEIl “confine dei dati” di Microsoft e l’intervento dell’Ue: quanto ci vorrà, effettivamente, per disporre dei nostri dati?

Lo studio di UNICEF e Università Cattolica del Sacro Cuore sulle difficoltà della Dad

Lo studio La didattica a distanza durante l’emergenza COVID-19: l’esperienza italiana realizzato a giugno 2020 e pubblicato a febbraio 2021 dall’Ufficio di Ricerca UNICEF – Innocenti e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore «sottolinea l’importanza di avere accesso a una connessione Internet stabile e a buon mercato, così come a dispositivi digitali di alta qualità che supportino le videochiamate e le piattaforme educative digitali». La ricerca è stata basata sulla somministrazione di questionari a 1.028 famiglie residenti in diverse zone d’Italia: il 27% di queste ha riferito di non aver posseduto tecnologie adeguate durante il lockdown, mentre il 30% dei genitori ha dichiarato di non avere avuto tempo a sufficienza per sostenere i propri figli con la didattica a distanza. Il 6% dei bambini dello stesso campione non ha potuto partecipare alla didattica a distanza organizzata dalle scuole a causa di problemi di connettività o per la mancanza di dispositivi. Il governo italiano è intervenuto per sostenere le famiglie che riscontravano questo tipo di difficoltà: 46% delle famiglie intervistate ha ricevuto nuovi dispositivi digitali dagli istituti scolastici frequentati dai loro bambini e una famiglia su quattro ha ricevuto un abbonamento a internet per accedere alla didattica a distanza. In ogni caso, lo studio ha messo in luce l’esistenza di disuguaglianze tra le famiglie che disponevano di mezzi adeguati e di una buona connessione a Internet e quelle che invece non avevano questa disponibilità.

L’indagine Istat

Un’indagine Istat Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi riferita agli anni 2018-2019 e pubblicata il 6 aprile 2020 ha reso noto che il 33,8% delle famiglie non ha computer o tablet in casa, quota che scende al 14,3% tra le famiglie che comprendono almeno un minore. Solo per il 22,2% delle famiglie ogni componente ha a disposizione un computer o tablet. L’indagine sottolinea una situazione di squilibrio tra il Sud Italia e le altre zone del Paese: «nel Mezzogiorno il 41,6% delle famiglie è senza computer in casa (rispetto a una media di circa il 30% nelle altre aree del Paese) e solo il 14,1% ha a disposizione almeno un computer per ciascun componente», si legge nel comunicato stampa. La stessa indagine rende noto che quattro minori su dieci vivono in condizioni di sovraffollamento abitativo. La stessa indagine riporta dati specifici riferiti ai minori in età scolastica, quindi tra i 6 e i 17 anni, sottolineando il fatto che questi abbiano accesso a una strumentazione informatica inadeguata e dunque quanto il solo accesso a una connessione a Internet sia insufficiente ai fini della DAD: il 12,3% dei ragazzi non ha senza un computer o un tablet in casa, il 57,0% deve condividere i dispositivi con il resto della famiglia e solo il 6,1% ha un computer personale.

(Istat)
Share this article
TAGS