Didattica a distanza, cosa sta funzionando e quali sono le difficoltà

In tempo di coronavirus la scuola sta applicando la didattica a distanza come richiesto dalla ministra Lucia Azzolina, ma quello che dice la dirigente fa sembrare il tutto più semplice di quel che effettivamente è. Gli insegnanti sono stati catapultati in una realtà completamente diversa improvvisamente a causa della pandemia, senza aver avuto una vera formazione all’utilizzo di determinate app come Google Classroom che è tra le più utilizzate.

La possibilità di applicare la didattica a distanza permette agli insegnanti di poter concentrare il proprio lavoro sul materiale e agli studenti di poterlo svolgere nell’arco di un’intera giornata, magari supportati da dispense realizzate con power point e altri strumenti a loro molto più vicini dei buoni vecchi libri di testo. Però non tutto può essere informatizzato e ci sono delle gravi mancanze evidenti in una totale didattica a distanza prolungata per più mesi, come può avvenire ad esempio per le verifiche o per i cosiddetti “compiti in classe”.

Didattica a distanza ecco gli strumenti
Didattica a distanza ecco gli strumenti

Didattica a distanza, la parola agli insegnanti

Gli insegnanti le provano tutte, anche se il risultato non potrà mai essere lo stesso ottenuto all’interno di una classe: “All’inizio ci siamo trovati in difficoltà, -anche perché mancava una formazione adeguata all’utilizzo di strumenti per la didattica a distanza. Successivamente, almeno al Liceo Scientifico nella zona sud-est di Roma i nostri tecnici hanno aperto un account d’istituto con Google ClassRoom e hanno creato circa 900 account con uguale dominio per tutti gli studenti. Ci abbiamo messo pochi giorni, un plauso grandissimo ai nostri tecnici”, spiega un’insegnante di Liceo Scientifico ai nostri microfoni.

Passando alla didattica a distanza in sé ne elenca pregi e difetti: “Personalmente insegnando una lingua straniera due volte a settimana concordo video lezioni da 30’, inserisco schede, mappe, dispense e video su Google Classroom. Quotidianamente invio audio lezioni, i miei ragazzi lo stanno apprezzando e poi il tutto viene trascritto nel registro elettronico come documento ufficiale. Fortunatamente siamo tutti un po’ smart e alla fine ci stiamo riuscendo”.

Didattica a distanza, ecco perché (forse) non è così accessibile a tutti

Poi ci sono anche dei problemi non di poco conto nell’organizzazione familiare, che però con buona volontà la maggior parte di docenti e studenti sta riuscendo a superare: “Io e mio marito siamo entrambi insegnanti – spiega la docente – con una studentessa liceale e un un altro figlio impegnato nello smart working. Questo port l’organizzazione nelle ore anti meridiane a non essere particolarmente semplice. Fortunatamente noi abbiamo un numero sufficiente di dispositivi, ma alcuni studenti magari non ne hanno la possibilità”.

Sicuramente la tecnologia può essere un modo per supportare con la didattica a distanza il lavoro degli insegnanti e l’apprendimento degli studenti, ma ci sarebbe bisogno quantomeno di un percorso formativo per il corpo docenti che comunque si sta dimostrando volenteroso nell’affrontare l’emergenza nel miglior modo possibile. La speranza è che il ministero si occupi soprattutto dei ragazzi più bisognosi che hanno bisogno di acquistare gli strumenti tecnologici a fini didattici: ci sono famiglie che non possono permettersi più di un pc, se uno è occupato dalla mamma impegnata nello smart working diventa complesso per i figli.

La scuola non si ferma, ma dovrebbe farlo dando ai suoi dipendenti e da chi paga le tasse scolastiche il modo di fruire al meglio di questo servizio rivoluzionario della didattica a distanza. A tutti gli insegnanti che stanno affrontando l’emergenza va un grande plauso.

 

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