Di Stefano del M5S conferma la messa in stato d’accusa del presidente Mattarella
28/05/2018 di Andrea Mollica
Il M5S conferma per ora la messa in stato d’accusa del presidente Mattarella, rinviando l’atto formale, in realtà molto complesso dal punto di vista procedurale, per tempi tecnici. Dopo l’annuncio di Luigi Di Maio a Che tempo che fa oggi è stato Manlio Di Stefano a rimarcare come i Cinque Stelle intendano muoversi ex articolo 90 accusando il capo dello Stato di alto tradimento.
Il M5S Di Stefano conferma la messa in stato d’accusa del presidente Mattarella
«Il problema è che qualunque nome avessimo noi portato a Mattarella, lui avrebbe risposto allo stesso modo. Il problema è che C’è stato un orientamento politico da parte” del Colle, dunque “un’ingerenza politica che non è nelle prerogative del Presidente. Anche tornando al voto, anche se crescessero i numeri, saremmo punto e a capo. Prima dobbiamo dunque risolvere il problema dell’interferenza del presidente», ha detto il deputato palermitano. La spiegazione di Di Stefano diventa surreale quando spiega come «non si tratta di un attacco al presidente da parte nostra, Di Maio in tutta questa fase è stato il più dialogante, il problema è politico», una frase che non significa assolutamente nulla.
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Forse sfugge a Di Stefano così come agli altri M5S che chiedere la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica significa procedere penalmente contro di lui, imputandolo di reati gravissimi. In realtà tra i Cinque Stelle cresce la consapevolezza dell’errore tattico, oltre che strategico, di aver evocato la messa in stato d’accusa del capo dello Stato. Matteo Salvini finora non ha preso posizione, facendola condannare dai leghisti più vicini a lui, mentre Forza Italia ha subito bocciato come irresponsabile l’attacco a Mattarella. Tra i parlamentari M5S ci sono molti dubbi, come riporta anche l’agenzia Adnkronos. In forma anonima un senatore esclude, come è evidente, che il presidente della Repubblica non abbia fatto alcun attentato alla Costituzione, uno dei due capi d’accusa previsti dall’articolo 90.