Di Maio rompe il silenzio: «Non dobbiamo improvvisare come a volte accade»
13/02/2019 di Gianmichele Laino
L’ultimo suo post era fermo alla domenica dopo Sanremo, con Simone Cristicchi a campeggiare a tutta pagina e la proposta – che fa molto democrazia diretta – di stravolgere il sistema del voto del Festival. Non una sola parola sulla sconfitta elettorale del Movimento 5 Stelle in Abruzzo. Luigi Di Maio, oggi, a distanza di tre giorni dal risultato delle regionali, fa autocritica e parla delle cose che non sono andate bene in questa tappa intermedia.
Di Maio e la proposta di rottura sulle elezioni locali
«È necessario – scrive Di Maio – arrivare sempre alle amministrative con un percorso che preveda un lavoro sul territorio fatto di incontri con categorie, mondo del sociale, con gli amministratori. Non improvvisando come a volte accade. Questo vuol dire pure che dove non siamo pronti dobbiamo smetterla di presentarci. Mi ha colpito il fatto che in alcune regioni in questi anni siamo rimasti nella nostra zona di comfort, evitando di incontrare categorie importanti come ad esempio quelle dell’imprenditoria e del volontariato. È ora di farlo».
Il capo politico del Movimento 5 Stelle ha smentito poi la crisi del partito, riproponendo il solito mantra delle difficoltà pentastellate all’interno delle competizioni elettorali locali, che mai si riflette in una débacle a livello nazionale. Tuttavia, Di Maio si è detto consapevole del fatto di dover cambiare qualcosa, di coinvolgere maggiormente la base del Movimento. Per questo motivo, da capo politico, ha studiato una strategia volta a cambiare le carte in tavola.
Sempre meno Movimento e sempre più partito
«Per questo che nelle prossime settimane presenterò agli iscritti del MoVimento delle proposte da sottoporre a consultazioni online – ha continuato Di Maio -. Dobbiamo affrontare il tema dell’organizzazione nazionale e locale, dobbiamo aprire ai mondi con cui sui territori non abbiamo mai parlato a partire dalle imprese, dobbiamo decidere se guardare alle liste civiche radicate sul territorio. Questo processo non si concluderà dall’oggi al domani. Richiederà mesi e richiederà impegno da parte di tutto il MoVimento per poi arrivare alla formulazione di proposte da votare su Rousseau».
I vecchi strumenti della democrazia diretta, insomma, per un Movimento proiettato verso l’evoluzione. Della serie: ci saranno sempre gli strumenti della restituzione degli stipendi e dell’aiuto ai territori, ma dovranno necessariamente essere affiancati da una struttura organizzata. Meno movimento e più partito, insomma.
[Credit immagine: ANSA / ANGELO CARCONI]