Alleanza Di Maio-Salvini, Politico suggerisce di investire in paracetamolo
15/05/2018 di Gianmichele Laino
Mal di testa europeo, investimenti garantiti nel paracetamolo. È questo lo scenario che, con la consueta analisi pungente, prevede il portale Politico a proposito della possibile nuova intesa di governo tra il Movimento 5 Stelle e la Lega. Luigi Di Maio e Matteo Salvini, anche oggi 15 maggio, hanno diretto i lavori dei rispettivi schieramenti per individuare un programma comune (che, a quanto pare, è già salito a 39 pagine).
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Di Maio-Salvini paracetamolo, il consiglio di Politico
Dall’altro lato, tuttavia, bisogna registrare l’altolà dell’Unione Europea sulle politiche italiane sul debito e sull’immigrazione, già registrato da Salvini alla voce «ingerenze di persone non elette dai cittadini». Va da sé che Politico suggerisca – in un articolo firmato da Jacopo Barigazzi e da Giulia Paravicini – di investire nel paracetamolo.
Sono sei i punti presi in esame dal portale d’informazione: innanzitutto il problema della sostenibilità economica delle promesse fatte dalla coppia Di Maio-Salvini, poi l’immigrazione, la revisione dei rapporti con la Russia, la vicinanza alle posizioni di personalità controverse come Viktor Orban, i trattati commerciali e il fronte anti-europeista che si potrebbe aprire in vista delle elezioni al parlamento europeo del prossimo anno.
In modo particolare, Politico ha seguito il Corriere della Sera nella stima (100 miliardi di euro) del costo della realizzazione dei programmi del Movimento 5 Stelle e della Lega, il 6% del prodotto interno lordo. Preoccupante, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di Matteo Salvini in campagna elettorale: il leader della Lega si è detto pronto a sforare a suo piacimento il tetto del 3% del rapporto deficit-Pil previsto dall’Europa.
Di Maio-Salvini paracetamolo per l’Europa: il primo governo populista
Russia e Orban sono le altre due motivazioni che fanno girare la testa ai funzionari di Bruxelles: Lega e Movimento 5 Stelle non hanno mai fatto mistero di voler annullare le sanzioni economiche nei confronti di Mosca e si sono proposti più volte come fedeli alleati di Vladimir Putin. Senza contare che la Lega è stata tra i pochi movimenti europei a elogiare apertamente Viktor Orban per le sue posizioni di contrasto alle politiche dell’Unione. I trattati commerciali (come il CETA, ad esempio) e la violenta campagna contro l’immigrazione fatta da Salvini (che è molto più radicale di Di Maio da questo punto di vista) sono gli altri aspetti critici che fanno tremare le gambe a Bruxelles.
Per non parlare del fatto che un governo M5S-Lega sarebbe il primo esecutivo anti-establishment in assoluto: una spinta propulsiva che non è possibile prevedere per i partiti populisti in Europa in vista delle prossime elezioni al Parlamento di Bruxelles. La Lega aveva già parlato di una possibile candidatura accanto a Marine Le Pen e ad altre forze di estrema destra. Medicinali per tutti. Il consiglio di Politico, a questo punto, è d’obbligo.