Di Maio sull’incontro Salvini-Orban: «Si allea con uno che chiedeva più austerity per l’Italia?»

02/05/2019 di Enzo Boldi

Una cosa è molto chiara: fino al 26 maggio – data delle elezioni europee – né il Movimento 5 Stelle né la Lega seppellirà l’ascia di guerra nei confronti dei colleghi di maggioranza. Dopo un paio di giorni in cui il clima sembrava essersi freddato, o per lo meno con frecciate lanciate in maniera più sporadica, Luigi Di Maio è tornato ad attaccare Matteo Salvini per la sua visita a Budapest, per rafforzare l’alleanza del Carroccio con Fidesz, il partito guidato dal primo ministro ungherese Viktor Orban. Il leader pentastellato ricorda le vecchie battaglie del presidente magiaro affinché ci fosse una politica di maggiore austerity dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia.

«Non ha senso venire qui in Italia a dire, come fa la Lega, che combattiamo l’austerity e poi allearsi con Orban e con i Governi dell’Est Europa che chiamavano Bruxelles per chiedere di bloccarci quando facevamo la guerra all’austerity», ha detto Luigi Di Maio  nel corso della presentazione del programma elettorale del M5S per le elezioni europee. Per il leader dei pentastellati, quindi, le alleanze della Lega sono di comodo e quel che dice in Italia Matteo Salvini è il classico specchietto per le allodole, smentito dal suo comportamento oltre confine.

Di Maio contro l’alleanza Salvini-Orban

Lo scontro con la Lega prosegue anche su molti altri temi interni che mostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, come la frattura all’interno della maggioranza di governo sia molto estesa e quasi scomposta. «Le province sono uno spreco – ha proseguito Luigi Di Maio nel corso delle presentazione del programma elettorale europeo del Movimento 5 Stelle -. È inutile ammalarsi Di amarcord. Chi le vuole ricostituire si può trovare un altro alleato». Un messaggio che sembra essere abbastanza chiaro.

Le altre spine nella maggioranza: Il caso Siri e le province

Così come è la posizione dei pentastellati su un altro caso che sta dividendo il governo, quello che riguarda il leghista Armando Siri: «Sulla questione morale il movimento non arretra: comunque si chiami il sottosegretario da noi le regole si rispettano, che tu sia del Movimento o del partito alleato. Questo deve essere chiaro». Goccia su goccia, il vaso è pieno e si svuoterà il 26 maggio. Dall’Europa passa il destino del governo italiano.

 

(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI + ANSA/GIANLUIGI BASILIETTI)

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