Di Maio cerca il Pd per governare e dimentica gli «impresentabili» e i «soldi da Mafia Capitale»

06/03/2018 di Redazione

Tutti i principali quotidiani italiani raccontano oggi della possibilità per Luigi Di Maio di arrivare alla guida del Paese attraverso un’intesa con il Pd. Il leader M5S non esclude infatti che un suo governo possa essere appoggiato anche dal partito oggi guidato da Matteo Renzi. Anzi, sembra essere questa al momento l’ipotesi più concreta di accordo per la formazione di una maggioranza. Secondo Repubblica e Corriere della Sera il vicepresidente della Camera potrebbe offrire ai Dem la presidenza dell’assemblea di Montecitorio per provare a trattare. Tutto normale, se non fosse per i duri attacchi che il candidato premier nel corso della campagna elettorale, ma non solo nelle ultime settimane, ha rivolto agli avversari.

Di Maio e la lista degli «impresentabili» del Pd

Il 4 febbraio ad esempio, con un post sul sito del Movimento, per rispondere alle critiche di Renzi sulle candidature, Di Maio ha pubblicato un elenco dettagliato di candidati del Partito Democratico (e del centrodestra) coinvolti in vicende giudiziarie definendoli «impresentabili» e definendo «affermazione infamante» una frase del segretario Dem. «Gli impresentabili e riciclati – replicava il candidato premier – li ha messi lui nelle liste con un atto d’imperio fregandosene degli iscritti e della democrazia interna del suo partito. Gli impresentabili sono nelle liste di un un centrosinistra che ha rinnegato la lezione di Berlinguer sulla questione morale. E sono anche nelle liste del centrodestra».

Di Maio e i «soldi di Buzzi» al Pd

Una posizione netta, quella di Di Maio, espressa poco dopo anche su Facebook, in un post che tirava in ballo anche le vicende di Mafia Capitale: «Proprio lui, che è segretario di un partito che in 4 anni ha ricevuto 9 milioni di euro di finanziamenti che nessuno sa da dove vengono (da gente come Buzzi?). Lui che ha spifferato a De Benedetti il decreto sulle popolari che ha permesso all’editore di Repubblica un plusvalore di 600.000 euro alla faccia dei risparmiatori sul lastrico. Lui che non ha detto una parola sui candidati impresentabili del suo vero alleato Berlusconi. Non una parola su Giggino a purpetta, ex autista del boss che ha fondato la nuova camorra organizzata, indagato per voto di scambio in riferimento alle ultime elezioni regionali e per minacce a pubblico ufficiale aggravato dalla finalità mafiosa: avrebbe fatto pressioni su una funzionaria del comune di Marano, che si occupava dei controlli su opere costruite dall’impresa di Aniello e Raffaele Cesaro, suoi fratelli. Ci risparmi le sue parole gonfie di retorica e ipocrisia. Ci dica quanti soldi gli ha dato Buzzi dei 9 milioni di euro arraffati dal Pd che non hanno un nome e un volto e ritiri gli impresentabili».

Renzi «come Erdogan»

Quella di considerare centrosinistra e centrodestra aree politiche praticamente identiche, dandone un pessimo giudizio, è una vecchia abitudine del Movimento. Dalla quale Di Maio non ha preso le distanze. «Forza Italia e Pd sono la causa di tutti gli abusi e sanatorie in Italia. Oggi dovrebbero star zitti e piangere i morti, non sciacallare», attaccava ad esempio ad agosto in un tweet.

 

 

Ma il vicepresidente della Camera ha attaccato il leader Dem anche paragonandolo a un capo di stato accusato di impedire la libertà di stampa. «Renzi come Erdogan. Giornalisti di Fanpage.it  finiscono sotto inchiesta per aver scoperto la corruzione del suo partito e lui dice che dovranno dimostrare la propria innocenza. Vergogna! Massima solidarietà ai giornalisti», ha scritto su Twitter qualche settimana fa. Nessuno scontro anche agli altri leader Dem, negli ultimi tempi. Ad ottobre ad esempio Di Maio ha definito il ministro della Giustizia Orlando «complice degli impresentabili» finiti nelle liste Pd per le Regionali in Sicilia. Parole pesanti per un potenziale alleato, che i Dem (o almeno, non tutti i Dem, ora hanno voglia di dimenticare). Prendendo in considerazione anche le pagine web non ufficiali del Movimento 5 Stelle, come il gruppo Facebook ‘Club Luigi Di Maio’, è chiaro come la carrellata di accuse agli avversari Dem diventi talvolta violenta. Estremamente offensiva.

Renzi, intenzionato da segretario di partito a dire no ad un’eventuale intesa, lo ha sottolineato ieri in conferenza stampa. «Ci avete chiamati mafiosi, corrotti, impresentabili. Avete detto che abbiamo le mani sporche di sangue. Bene, ora fatevi il vostro governo senza di noi, se ne siete capaci», ha detto l’ex premier. La partita è solo all’inizio.

(Foto: ANSA / ALESSANDRO DI MEO)

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