Un alto dirigente statale spiega che Di Maio non sarà premier anche se vincerà il M5S

L’ultima e clamorosa indiscrezione sulle elezioni politiche del 2018 arriva dall’estero. Bloomberg, infatti, ha contattato un alto funzionario statale, che ha fornito l’informazione in forma anonima, che mette in evidenza l’intenzione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non affidare l’incarico di governo a Luigi Di Maio anche se il Movimento 5 Stelle dovesse essere il primo partito all’indomani del voto del 4 marzo.

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DI MAIO NO PRESIDENTE, L’INDISCREZIONE DI BLOOMBERG

L’unica possibilità che Di Maio avrebbe per intascare il mandato – sempre secondo l’alto funzionario vicino alla presidenza della Repubbica – sarebbe quella di ottenere una maggioranza parlamentare. Gli ultimi sondaggi che sono stati diffusi prima del silenzio imposto il 17 febbraio, tuttavia, non sembrano al momento propendere per una ipotesi del genere.

Di Maio vorrebbe provare lo stesso ad avviare un dialogo con le altre forze politiche, come dichiarato più volte in campagna elettorale, basato sul programma del Movimento 5 Stelle. Una prospettiva che, tuttavia, gli altri partiti sembrano aver messo da parte. Per questo motivo, Mattarella sarebbe portato ad affidare un mandato esplorativo soltanto a un soggetto che possa avere concrete possibilità di mettere insieme una maggioranza.

Secondo il funzionario statale, in ogni caso, all’indomani delle elezioni potrebbe regnare il caos tra le forze politiche. Una nuova tornata elettorale, comunque, potrebbe esserci – sempre secondo la fonte di Bloomberg – soltanto nel 2019.

DI MAIO NO PRESIDENTE, IL M5S SEMBRA AVERE UN’ALTRA PERCEZIONE

La percezione di quanto riportato all’estero, tuttavia, non sembra coincidere con quella del leader politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio. Quest’ultimo, secondo indiscrezioni riportate dalla stampa italiana, sarebbe a favore di un primo mandato esplorativo concesso a un esponente della coalizione di centro-destra. Il motivo di questo endorsement sarebbe la rassicurazione – ottenuta, pare, dallo stesso Mattarella – di essere la «seconda scelta» per provare a mettere insieme una squadra di governo.

Due visioni, dunque, molto contrastanti. Molto dipenderà dal rush finale verso il voto del 4 marzo, con la possibile riconquista di terreno da parte della coalizione di centro-destra. Se la «maggioranza silenziosa» si schiererà – come accaduto altre volte in passato – con il partito di Silvio Berlusconi, allora la coalizione formata da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia potrebbe davvero ottenere una maggioranza tale da permetter loro di esprimere un governo.

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