Di Maio si dimette: «Più forti dei tradimenti, anche dall’interno» 

«Per uno che tradisce, ce ne sono cento che hanno fatto bene il proprio lavoro». Luigi Di Maio ha scelto questa frase lapidaria per comunicare ufficialmente le sue dimissioni da capo politico del Movimento 5 Stelle, nel corso della presentazione dei 90 facilitatori regionali pentastellati. Ha ringraziato Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio: «Sono arrivato a Roma nel 2013 – ha detto Di Maio -. Non conoscevo né Grillo, né Casaleggio eppure qualche giorno dopo, all’età di 26 anni, sono diventato vicepresidente della Camera».

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L’ultimo discorso di Di Maio da capo politico del M5S

Il discorso di Di Maio ha i toni solenni di un addio. Anche se, è stato garantito da Carelli che ha presentato l’evento, l’ex capo politico non ha fatto un vero e proprio passo indietro, ma cercherà di cooperare al progetto anche in posizione subalterna.

«Siamo stato l’incubo di ogni analista finanziario – ha detto Di Maio -. Ma non è finita, anzi è appena cominciata: il M5S è un progetto storico, riusciremo a estirpare quelle incrostazioni di potere solo se ci fideremo l’uno dell’altro. I peggiori nemici sono quelli che uno non immagina mai di avere e che contraddicono i valori per i quali si è lottato».

L’attacco ai ribelli all’interno del M5S

Di Maio è molto duro con i ribelli interni al Movimento 5 Stelle, con quelli che hanno lottato per la loro visibilità e non per gli obiettivi comuni: «Criticano per distruggere, perché non credono in quello che facciamo – ha detto Di Maio -. Se avessimo avuto fiducia in noi stessi senza andare uno contro l’altro, probabilmente avremmo avuto risultati ancora migliori di quelli che abbiamo raggiunto. Nonostante tutto, io mi fido ancora di voi, anche se posso fare tanti esempi di fughe di notizie che hanno impedito che i nostri progetti diventassero realtà».

Poi arriva anche l’attacco ai progressisti. Di Maio sostiene che le vecchie forze politiche stiano scimmiottando movimenti come i Fridays For Future e come le Sardine. Insomma, il bersaglio è anche il Partito Democratico, inserito implicitamente tra le cause che hanno portato al suo passo indietro all’interno del M5S.

Le parole di Di Maio rivolte ai traditori

Di Maio ha anche parlato del suo atteggiamento alla guida del M5S: «Mi dicono di farmi più furbo. Io non mi sento un ingenuo, ma preferisco essere considerato tale piuttosto che passare per disonesto. I tradimenti ci sono stati e sono stati anche dolorosi. Ma nonostante questo, siamo andati avanti. Le decisioni prese sono sempre state cariche di dubbi: ma se ho potuto prendere queste decisioni è stato perché mi sono fidato di voi e del popolo».

L’ex capo politico del Movimento 5 Stelle ha anche accusato chi ha affermato che le leggi approvate con il contributo pentastellato sono inutili perché verranno smantellate quando i 5 Stelle non saranno più al governo. «Farci apparire litigiosi – ha detto Di Maio – è stato il modo migliore per combatterci: anche perché, a differenza di altri, non ci avrebbero mai potuto accusare di essere corrotti, mafiosi e ladri».

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