Di Maio attacca Berlusconi per il conflitto d’interessi e il leader di Forza Italia risponde: «Pensi a Casaleggio»
27/04/2018 di Redazione
Il riavvicinamento tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle passa anche attraverso alcuni temi fatti propri dai pentastellati e cari alla sinistra di una volta. Alzi la mano chi non ha avvertito una piccola fitta allo stomaco sentendo Luigi Di Maio parlare di conflitto d’interessi a proposito di Silvio Berlusconi. «Fa un po’ senso immaginare che Berlusconi – aveva detto il leader M5S -, utilizzando le proprie tv e giornali, stia continuando a mandare velate minacce, tra virgolette, a Salvini qualora decidesse di staccarsi».
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Di Maio conflitto interessi di Berlusconi, l’affondo
Sventolare la bandiera per eccellenza dell’antiberlusconismo è una mossa a orologeria. Che, però, dalle parti del Nazareno – ovvero di quelli che hanno sempre provato a risolvere il conflitto d’interessi senza mai riuscirci – potrebbe anche far piacere. Senza dubbio non fa piacere a Berlusconi (che da tempo ha spostato il bersaglio della sua crociata dai comunisti ai cinque stelle) che risponde piccato.
Di Maio conflitto interessi Berlusconi, la replica
Dice una cosa che fa ridere e una cosa che fa riflettere. La prima è la dichiarazione in cui parla di un tentativo di «esproprio proletario da anni Settanta» del Movimento 5 Stelle (ma ve lo immaginate Di Maio con la bandiera rossa e i capelli lunghi andare a okkupare la sede di Cologno Monzese?). La seconda è il paragone tra il suo conflitto d’interessi e quello – presunto – di Davide Casaleggio, nuovo guru del Movimento, che ha raccolto l’eredità aziendale e politica del padre Gianroberto.
Mentre Di Maio continua a fare il D’Alema di turno parlando di come sia «arrivato il momento di metter mano al continuo conflitto d’interessi dell’informazione italiana e di dire che un politico non può possedere organi di informazione», Berlusconi smorza il suo entusiasmo parlando di un Movimento 5 Stelle che fa riferimento a «un’azienda privata, una srl di un professionista della comunicazione che non si è mai fatto votare e si muove per motivi a me sconosciuti». E il conflitto d’interessi torna nuovamente nell’agenda politica italiana.