Deborah Sciacquatori: «Studiavo per andare via da casa, ma avevo paura che mio padre uccidesse mamma e nonna»
22/05/2019 di Enzo Boldi
Studiava per poter, un giorno, evadere da quella casa in cui il padre-padrone spargeva odio e violenza. Anzi, se ne sarebbe già andata via se solo non avesse avuto paura che l’uomo sfogasse la sua rabbia su sua mamma e sua nonna, con il timore che potesse ucciderle. Deborah Sciacquatori, la 19enne che ha ucciso suo padre a Monterotondo (vicino Roma) ha raccontato la sua storia agli inquirenti che hanno deciso di liberarla in attesa di processo. La giovane ha ammesso le sue responsabilità per i colpi inferti a suo padre, ma i dettagli della storia hanno spinto il procuratore capo di Tivoli, Francesco Menditto, a revocare la misura degli arresti domiciliari.
«Era ed è una vittima – ha spiegato il procuratore che ha deciso di revocarle i domiciliari in un’intervista a La Repubblica -. Una ragazzina che per anni ha subito maltrattamenti e che, soprattutto, non voleva uccidere suo padre. In un interrogatorio straziante, ha ammesso subito le sue responsabilità. Era disperata, non faceva che ripetere che non lo voleva uccidere». L’uomo è stato colpito, dunque, in una situazione di difesa per impedire che proseguisse le sue violenze, i suoi maltrattamenti e le sue vessazioni sulla madre e sulla nonna.
Deborah Sciacquatori è libera
Deborah Sciacquatori ha raccontato agli inquirenti cosa accadeva nella sua casa di Monterotondo e tutti i timori della sua famiglia per quel padre-marito violento: «Tante volte mi sono chiesta e ho chiesto a mia madre perché sopportasse tutta questa situazione. La picchiava un giorno sì e un giorno no. E lei mi rispondeva che si piegava perché aveva paura che lui ci facesse del male. Lui comandava tutti. Io e mamma non credevamo più nel futuro e per questo non siamo mai nemmeno andate al pronto soccorso per farci medicare, per questo non abbiamo mai denunciato».
Studiare per fuggire da quelle violenze
La 19enne ora è libera, ma resta contro di lei l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa, ma la procura di Tivoli sta valutando l’ipotesi di archiviare il procedimento nei suoi confronti. Nel suo interrogatorio, Deborah ha anche parlato dei ricordi di frammenti di vita vissuti con il padre. «L’unico ricordo bello che ho di mio padre è di quando, tra i 6 e gli 8 anni andavamo insieme in palestra. L’amore per la boxe è l’unica cosa bella che mi ha lasciato». Poi la situazione è degenerata: «Pensavo che se avessi studiato, avrei potuto trovare un lavoro e andarmene via da quella casa. La verità è che lo avrei già fatto, se solo non avessi avuto paura che lui, senza di me, avrebbe ucciso mamma e nonna».
(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)