La milanese ‘anti-Meridionali’ chiede scusa: «Non sono salviniana, né razzista. Mi è partito il cervello»
13/09/2019 di Enzo Boldi
Alla fine, dopo quasi 48 ore di polemiche, sono arrivate le scuse pubbliche. È servita La Zanzara – famosa trasmissione pre-serale in onda su Radio24 condotta dal duo Cruciani-Parenzo – per porre la parola fine sulla vicenda del mancato affitto a una giovane perché meridionale. La vicenda, accaduta a Milano, era stata denunciata via social da Deborah Prencipe, la ragazza vittima di questa discriminazione per via della sua provenienza pugliese. Ora, però, la donna chiede scusa e rinnega tutte quelle cose che le sono uscite dalla bocca in quel momento di rabbia, come da lei stesso ammesso.
«Non sono razzista e non sono di Salvini – ha detto la donna rispondendo alle domande incalzanti di Giuseppe Cruciani e David Parenzo -. Non sono di nessuno, mi ha fatto talmente sbroccare che non so neanche io perché mi è partito di dirle così. Ho anche parenti meridionali, non so come mi è uscito, il cervello mi è partito». Insomma, al di là di tutti i complotti nati attorno a questa vicenda – con la Lega pugliese e i social che hanno messo in dubbio la veridicità del racconto fatto da Deborah Prencipe -, quelle parole sono state pronunciate veramente. Ma bastava ascoltare i messaggi vocali su Whatsapp condivisi dalla giovane.
La donna “salviniana e razzista” spiega di aver perso il cervello
Quel «sono razzista e sono salviniana», dunque, è stato pronunciato veramente. Solo che, adesso, la donna fa dietrofront spiegando di non essere così in realtà. Quelle parole, ha spiegato a La Zanzara, sono state dettate da un momento di rabbia per via della discussione che si era accesa con la ragazza. Poi lo sprofondo con quelle grida condivise anche sui social.
La richiesta di un incontro con Deborah Prencipe
La donna ha poi detto di aver chiesto anche scusa a Deborah Prencipe, senza però ricevere risposta. Si è offerta, però, di incontrarla di persona per cospargersi il capo di cenere davanti ai suoi occhi e porre fine a questa triste vicenda che, al di là delle ipotesi di complotto, è avvenuta veramente. Sempre nel 2019.