Perché le indagini sugli attacchi informatici saranno coordinate dall’Antimafia
Lo ha spiegato in conferenza stampa il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, al termine del Consiglio dei Ministri che ha approvato il testo del disegno di legge
26/01/2024 di Enzo Boldi
Non solo aumento delle pene per chi si macchia di reati informatici. Non solo obbligo per le Pubbliche Amministrazioni di notificare, entro 24 ore dal fatto, un attacco subìto alle autorità di competenza. Il ddl Cybersicurezza approvato nella giornata di giovedì 25 gennaio 2024 dal Consiglio dei Ministri (con la palla che ora passa al Parlamento per la fase dibattimentale e l’approvazione del testo), prevede anche un ruolo importante – quasi fondamentale – dell’Antimafia nel coordinamento delle indagine sugli attacchi informatici.
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Non più le singole Procure in base al luogo “fisico” in cui è avvenuto un attacco, ma un coordinamento centrale e centralizzato per andare a coprire quella reale assenza di confini geografici all’interno delle offensive cyber-criminali. Per fare un esempio: qualora ci dovesse essere un nuovo attacco ransomware (speriamo di no) nei confronti dell’ASL1 Abruzzo, le indagini non saranno più coordinate a livello locale (quindi non più da una Procura locale), ma direttamente dalla Procura Nazionale Antimafia e dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Dunque, Procure distrettuali con un coordinamento centrale.
Ddl Cybersicurezza, il ruolo dell’Antimafia nel coordinamento
A spiegare i motivi di questa scelta è stato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (nonché Segretario del Consiglio dei ministri con delega anche alla cybersicurezza e alle politiche antidroga), Alfredo Mantovano, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo l’approvazione del testo in CdM:
«Tutti questi reati rientrano nella disciplina dei reati di criminalità organizzata e quindi permettono non soltanto l’utilizzo di strumenti più efficaci di indagine e accertamento ma anche quel coordinamento che passa dalla Direzione distrettuale antimafia e dalla Procura Nazionale Antimafia, perché sono reati senza territorio».
Reati senza territorio. Perché quando si parla di uno spazio etereo come quello in cui insiste la cybersicurezza, è inevitabile scardinare le fasi di coordinamento delle indagini dal luogo in cui è accaduto un fatto. Inoltre, lo stesso Mantovano sottolinea come – a livello procedurale – il frazionamento (nelle competenze) tra le 104 Procure locali rappresenti solamente un rallentamento alle attività.
(foto di copertina: da governo.it)