Non aveva fatto nomi e cognomi dal palco di Atreju, così come – ovviamente – non ci sono riferimenti specifici all’interno della bozza del testo in discussione oggi al Consiglio dei Ministri. Ma l’intenzione del governo e di Giorgia Meloni era chiara fin dalla metà di gennaio, quando la vicenda relativa al caso Balocco-Ferragni era diventata di dominio pubblico ed era stata avviata un’indagine da parte dell’AGCM che poi ha portato a un’accusa (che ora ha assunto contorni ancora più ampi e riguardanti altre attività) di truffa aggravata a cui dovrà rispondere l’imprenditrice digitale (e l’azienda). E anche se molti quotidiani hanno titolato “Ecco la legge Ferragni“, è più opportuno parlare di ddl beneficenza. Perché questo è l’alveo in cui si andrà a inserire questo provvedimento normativo.
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Il disegno di legge è composto solamente da 5 articoli e non va a intaccare quelli che sono i regimi di fiscalità. Il provvedimento, infatti, mira a colpire i comportamenti sbagliati (e poco trasparenti) di aziende e volti noti – nel caso del digitale, influencer e content creator – sulla destinazione dei fondi raccolti durante le vendite di prodotti correlate a campagne benefiche. Dunque, casi come quelli di cui si sta parlando moltissimo negli ultimi mesi.
Nello specifico, la bozza del testo del ddl beneficenza va a disciplinare «la pubblicità e le relative pratiche commerciali, poste in essere da parte di produttori e professionisti in relazione alla promozione, alla vendita o alla fornitura ai consumatori di prodotti, i cui proventi siano in parte destinati a scopi di beneficenza». Dunque, non si tratta solamente di una norma che va a colpire gli aspetti “digitali” della trasparenza di queste campagne, ma tutte le attività di raccolte fondi – attraverso la vendita di prodotti – e le relative campagne di comunicazione e promozione. Con qualsiasi mezzo.
Nel monografico di oggi, Giornalettismo scaverà a fondo all’interno di questi cinque articoli che – in attesa dell’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministri e del voto Parlamentare (elementi propedeutici alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e, dunque, all’entrata in vigore di questa legge) – andranno a regolamentare un settore che (come sembra sempre più evidentemente ha vissuto in alcune zone d’ombra. Perché ci saranno degli obblighi da rispettare e lo dovranno fare sia le aziende che i cosiddetti influencer (limitandoci al mondo digitale). E a valutare il corretto comportamento di tutti gli attori in campo sarà l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM), la stessa che ha avviato l’istruttoria sul caso Ferragni-Balocco e sanzionato le tre aziende coinvolte (oltre a quella dolciaria, le due riconducibili all’imprenditrice).