Come evitare che le app di viaggi utilizzino dati non necessari
È sempre importante monitorare le autorizzazioni che si concedono alle applicazioni appena scaricate. Fin dal primo accesso
12/06/2024 di Enzo Boldi
Nel monografico di oggi, Giornalettismo è partito da uno studio effettuato dal team di Cybernews sull’utilizzo dei dati da parte delle principali (22) app mobile di viaggi in tutto il mondo. Un approfondimento che si basa non solo sul tracciamento di questi dati utente/dispositivo, ma anche sul principio di trasparenza: quel che viene dichiarato – in termini di sicurezza dei dati – sugli store digitali e quel che in realtà è il comportamento di queste applicazioni una volta installate sui nostri telefoni. È importante ricordare che il potere di proteggere i nostri dati è nelle nostre mani e bastano piccole accortezze per evitare intromissioni non necessarie.
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Questo discorso è ad ampio respiro. Oggi ci siamo concentrati sui dati app viaggi, ma il discorso può essere esteso a tutte quelle soluzioni digitali che installiamo sui nostri dispositivi. I dati, infatti, sono uno strumento fondamentale per quelle applicazioni che offrono un servizio “gratuito”. Esattamente, anche se in misura differente, come quello che accade quando si scarica un social network. Non si parla esclusivamente di dati trattati per poi “affidarli” a terze parti (con finalità di marketing, nel migliore dei casi), ma anche di quelli che vengono utilizzati al di là delle reali funzionalità delle applicazioni.
Dati app viaggi, come evitare il tracciamento non necessario
Come spiegato da Cybernews nel suo approfondimento/inchiesta, tutte le principali app di viaggi prese in esame (22 in totale, con una platea che supera il miliardo di dispositivi coinvolti) hanno qualche problema – chi più e chi meno grave – in termini di trasparenza. C’è chi colleziona una quantità di dati impressionante e chi non dichiara all’utente di effettuare un determinato tracciamento. In attesa, e nella speranza, che chi gestisce gli store digitali principali (Apple e Google) effettuino i dovuti controlli e impongano ai singoli attori di essere maggiormente trasparenti, cerchiamo di capire come intervenire per mettere la parola fine al tracciamento di dati non necessari al funzionamento delle applicazioni (e non solo di quelle relative ai viaggi).
Prima di scaricare un’applicazione mobile da uno store digitale, è buona prassi andare a leggere i dettagli sui dati che saranno tracciati cliccando su “Sicurezza dei dati” sul Play Store e “Privacy dell’app” sull’App Store. Questa è una mossa preliminare per avere una panoramica su ciò che potrebbe accadere una volta installata l’applicazione sul nostro dispositivo. Tutto ciò, però, non basta. Come abbiamo visto per le app di viaggi, non tutte “dichiarano” ciò che realmente fanno. Dunque, cosa si può fare? Una volta effettuato il download, si deve andare nelle impostazioni e cercare la sezione “autorizzazioni” per ogni singola app. Lì si potranno gestire, ovviamente, le autorizzazioni al tracciamento di determinati dati. Se non si vuole concedere quella alla geolocalizzazione, si può togliere la spunta.
Ovviamente, ci sono delle app che tracciano alcuni dati per il corretto funzionamento della stessa e delle sue funzionalità. Se vogliamo cercare un hotel “vicino a noi”, è necessario – in molti casi – attivare la geolocalizzazione. Se si vogliono caricare documenti (come richiesto in alcuni casi per un check-in online), occorre dare l’autorizzazione all’accesso alla fotocamera e alle foto. L’importante è ricordare due principi: nel mondo digitale, quel che è gratis non è (quasi) mai completamente gratis (anche se il pagamento non è in moneta); ma siamo noi a poter gestire i nostri dati come meglio preferiamo.