Toninelli e le donazioni per il suo tg su YouTube: «Non possiamo andare avanti spendendo»

L'ex ministro del Movimento 5 Stelle lo spiega nel corso di una sua diretta sul decreto Genova

01/12/2022 di Redazione

Ogni progetto editoriale, si sa, ha un costo. Sia che questo si svolga su piattaforme accessibili a tutti, sia che questo si svolga su piattaforme proprietarie. Come al solito, il bilanciamento sta nei servizi offerti e nelle monetizzazioni ricevute: se la piattaforma è proprietaria sicuramente offrirà più assistenza, maggiore customizzazione e avrà un costo d’accesso; se la piattaforma è accessibile a tutti (come YouTube) i costi d’accesso sono praticamente nulli, ma la monetizzazione sarà quella di una company di Big Tech, non particolarmente soddisfacente per il creator. Danilo Toninelli si trova in questa seconda posizione: l’ex ministro delle Infrastrutture ha un proprio canale su YouTube, attraverso cui trasmette il suo tg di ControInformazione. Una grafica dedicata (sintomo di un piano di comunicazione che c’è dietro), delle riprese molto semplici a bassissimo impatto economico. Eppure, sostiene l’ex ministro, il progetto non può andare avanti senza un sostegno di tipo economico.

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Danilo Toninelli e il tg su YouTube di ControInformazione

Il canale ha poco più di 4500 iscritti. L’ex ministro lo ha lanciato circa un anno fa. Adesso, a quanto pare, sta facendo i conti con la sua trasformazione in youtuber. Il progetto si propone di eliminare la disinformazione e combattere le fake news attraverso dei video dedicati. Ma ha bisogno, stando a quanto affermato dall’ex ministro, di finanziamenti. Per questo, Danilo Toninelli si è detto commosso quando ha visto, in sovrimpressione, comparire alcune donazioni provenienti da utenti del suo canale.

«Se qualcheduno ama questo progetto e quello che facciamo sicuramente ci dà una mano – ha detto -, perché non possiamo andare avanti a farlo spendendo, ma possiamo andarlo avanti sopravvivendo per il lavoro che ci mettiamo». Un invito a donare, insomma. Perché senza soldi non si cantano messe, figuriamoci fare gli streamer su YouTube.

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