Caso Cucchi, minacce di morte all’avvocato del carabiniere che ha accusato due colleghi

16/10/2018 di Redazione

La scorsa settimana c’è stato un colpi di scena al processo per la morte di Stefano Cucchi, il geometra romano deceduto a 31 anni nel 2009 durante la custodia cautelare. Uno dei cinque carabinieri imputati Francesco Tedesco, ha ammesso il pestaggio e accusato altri due militari dell’Arma, Raffaele D’Alessandro e Alessio di Bernardo, anche loro imputati, per omicidio preterintenzionale.

Cucchi, minacce di morte all’avvocato del carabiniere che ha accusato due colleghi

Ora l’avvocato del carabiniere ha ricevuto minacce di morte. Il legale, Eugenio Pini, ha presentato querela in Procura a Roma, per «tutelare me stesso», ha detto. Nella telefonata, che potrebbe essere stata registrata, una voce dall’accento siciliano e non camuffata ha detto all’avvocato: «Lei sa chi mi ricorda? Rosario Livatino», facendo riferimento al giudice ucciso dalla mafia e aggiungendo in seguito: «La seguirò, non solo spiritualmente».

L’avvocato contro il collega: accordo con i pm

Intanto, sempre in queste ore, l’avvocato Bruno Giosuè Naso, legale del maresciallo Roberto Mandolini, in una lettera aperta indirizzata all’avvocato Petrelli, difensore di Tedesco, e alle Camere penali, parla di «inconfessabili accordi con il pm» e in particolare di una «promessa derubricazione della imputazione elevata nei confronti del cliente in quella di favoreggiamento, reato allo stato già prescritto, anche a costo di aggravare la posizione di tutti gli altri imputati».

La missiva è incentrata sul racconto di Tedesco. «In un processo di tale delicatezza – ha scritto Naso nella lunga lettera – in un processo condizionato come pochi altri da fattori stravaganti ed extraprocessuali tu che fai? Accompagni il tuo assistito nell’ufficio del pm perché questi conduca un’indagine parallela e riservata rispetto a quella in corso con innegabili, inevitabili se non addirittura perseguiti effetti di condizionamento su quello che sarà il di lui contributo dibattimentale?».

Il penalista poi rivolgendosi al collega ha continuato: «Se non ti conoscessi da decenni, se non riconoscessi in te qualità professionali di eccellenza – ha aggiunto ancora – sarei costretto a pensare che hai smarrito all’improvviso e tutto in una volta il tuo corposo corredo professionale». Tedesco finora ha raccontato cosa accadde nell’ottobre 2009 nella caserma dei carabinieri di via Appia nel corso di almeno tre interrogatori davanti ai pm.

(Foto di copertina da archivio Ansa: Ilaria Cucchi mostra una foto del fratello Stefano. Credit immagine: ANSA / ANGELO CARCONI)

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