La madre di Stefano Cucchi: «Mio figlio ha sbagliato, ma lo Stato ci ha traditi»

18/02/2019 di Enzo Boldi

Il 22 ottobre del 2019 sarà il decimo anniversario della morte di Stefano Cucchi, il geometra romano deceduto mentre si trovava in custodia cautelare per detenzione di stupefacenti. Con il passare del tempo, come aggiornano le cronache quasi quotidiane sul caso, è emersa una verità ben diversa sulla sua uccisione e sulle percosse subite da alcuni carabinieri dopo l’interrogatorio per il suo fermo. Una storia fatta di depistaggi, verbali modificati e una morte diventata, pian piano, una morte di Stato. E i familiari non possono che sentirsi traditi dopo tutto quello che sta emergendo e che sarà valutato nel secondo filone d’inchiesta sulla morte del geometra romano.

«Prima hanno ammazzato lui, poi l’hanno insultato da morto e poi hanno provato a fare lo stesso con noi, la sua famiglia – spiega Rita Cucchi, madre di Stefano, nella sua intervista a Il Corriere della Sera -. Perché lo Stato ci ha fatto questo? Io sapevo che avrebbe dovuto pagare per i suoi errori. Quella notte quando lo portarono via ammanettato dicendomi che la mattina dopo sarebbe tornato a casa, mio marito ed io pensammo fosse giusto che pagasse per ciò che aveva fatto. Ma puoi pagare con la vita il possesso di qualche grammo di droga? Perché? Noi ci siamo fidati dello Stato».

La madre di Stefano Cucchi e gli interrogativi ancora non risolti

La detenzione era quasi sicura per Stefano Cucchi, ma doveva esserci un giusto processo e una giusta pena, commisurata per il reato commesso. Non si può morire per detenzione di stupefacenti. Ed è questo che non dà pace alla madre del geometra romano che vive, ormai quasi da dieci anni, nel ricordo di suo figlio.  «I carabinieri la sera dell’arresto mi hanno detto di non preoccuparmi, che Stefano sarebbe tornato a casa il giorno successivo – spiega Rita Cucchi -. Dopotutto era stato fermato con poca droga, dissero. E invece è stato rinviato a giudizio. Perché? La mattina dopo il rinvio a giudizio siamo andati a Regina Coeli, in carcere, volevo portargli la borsa con qualche cambio, ma non ce l’hanno fatto vedere».

La fotografia del corpo martoriato per cercare la verità

Una storia fatta di interrogativi non risolti, anche se le ultime indagini stanno portando a galla una versione ben diversa da quella emersa subito dopo la morte di Stefano Cucchi. Tante, però, sono le domande che la madre del geometra romano continua a farsi: dalla mancanza di una foto segnaletica, all’autorizzazione per l’autopsia richiesta prima di vedere il suo corpo. Poi la fotografia del suo corpo martoriato, diventato l’emblema per la ricerca della verità. «Abbiamo visto l’orrore disegnato sul suo volto. E lì abbiamo fatto quella foto – ha detto Rita Cucchi -. Quella foto che io, da madre, non volevo rendere pubblica, non volevo mostrare mio figlio così. Senza quella foto, però, nessuno ci avrebbe creduto mai. Perché lo Stato ci ha fatto questo».

(foto di copertina: ANSA/FABIO FRUSTACI)

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