La selezione di candidati tramite AI in Usa sta danneggiando il mercato del lavoro

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Nel marcato del lavoro Usa, che ne fa ampio uso, i software per la selezione dei candidati si stanno dimostrando poco sensibili nel processo

Le agenzie del lavoro digitali sono il futuro ma bisogna stare attenti all’automazione nell’ambito delle assunzioni. Lo suggerisce un nuovo rapporto sul mercato di lavoro statunitense, nel quale milioni di candidati validi sarebbero stati erroneamente rifiutati da un software. Si tratta di un software per selezione candidati che li scansiona automaticamente – come riporta un rapporto della Harvard Business School – utilizzato dai datori di lavoro per filtrare le grandi quantità di CV.



Secondo gli autori dello studio, utilizzando l’intelligenza artificiale milioni di candidati validi sarebbero esclusi, alimentando così il problema degli “hidden workers” – letteralmente, “lavoratori nascosti” – che sono disposti e adatti a determinati lavori ma che, per problemi strutturali, non vengono mai chiamati.

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Il problema dei software per selezioni candidati sta nei criteri semplicistici

L’analisi è stata fatta su uno dei software più importanti utilizzati per automatizzare il processo di assunzione. Negli Stati Uniti ben il 75% dei lavoratori, ormai, utilizza questo tipo di software. Programmi che, secondo la ricerca, hanno reso più semplice ai lavoratori fare domanda ma anche alle aziende rifiutare queste domande senza nemmeno vederle.

Il punto focale sono i criteri utilizzati nella selezione dei candidati, che troppo spesso peccano di semplicismo: i candidati vengono così divisi in “giusti” e “sbagliati”. I problemi nella selezione sono facilmente individuabili: un candidato che ha più di sei mesi di buco nel suo CV viene eliminato automaticamente, senza che il software sappia la ragione. E di ragioni possono essercene molteplici: gravidanza, assistenza a un familiare malato, difficoltà nel trovare lavoro durante la pandemia.



Altri esempi citati dagli autori – come riporta The Verge – sono ospedali che selezionano candidati con esperienza in “programmazione di computer” semplicemente per inserire dati dei pazienti nei pc oppure aziende che rifiutano candidati per la posizione di commesso di vendita al dettaglio se non risultano, tra le competenze, “pulire i pavimenti”. Esempi, questi, che evidenziano la necessità di ricerche calibrate in maniera più sensibile e sensata.

Attenzione alla direzione

Gli Stati Uniti fanno da apripista, un esempio dal quale non si può prescindere. Nel paese dove già da anni si utilizzano software per la selezione di candidati si osserva che la tecnologia digitale non ha reso più semplice trovare pochi candidati più adatti ma ha contribuito a creare un eccesso. La risposta delle aziende a questo eccesso è stata l’imposizione di criteri rigidissimi, ottenendo il risultato di cui abbiamo appena parlato.

E l’utilizzo di questi software, negli anni, è diventato un vero e proprio business – come sottolinea il rapporto -:«Nel corso degli anni, l’automazione è arrivata a pervadere quasi ogni fase del processo di reclutamento: sistemi di tracciamento dei candidati, gestione delle relazioni con i candidati, programmazione, controlli dei precedenti, ricerca di candidati e valutazioni. Il mercato globale della tecnologia di reclutamento era cresciuto fino a 1,75 miliardi di dollari nel 2017 e si prevede che raddoppierà quasi, fino a 3,1 miliardi di dollari, entro il 2025». L’unica nota positiva è che, comunque, le aziende dimostrano di essere consapevoli del problema.