Il lento declino di Hollywood

Gli Stati Uniti, patria del cinema, si trovano nella condizione di invidiare Paesi (come l'Italia) in cui il sistema del tax credit è strutturale. E le produzioni continuano a calare

29/10/2024 di Gianmichele Laino

Alla fine, è sempre una questione di soldi. Perché se anche un colosso dell’industria come l’indotto della cinematografia di Hollywood rischia seriamente di andare in crisi, allora non c’è via di scampo. Il cinema – in qualsiasi Paese del mondo – è un settore delicato: si basa su equilibri sottili, su prodotti che devono andare incontro a esigenze sempre nuove degli spettatori, che devono tenere il passo della tecnologia, sulla difficile coabitazione tra l’arte e il prodotto commerciale, su una perenne ricerca di budget. Hollywood sembrava una sorta di isola dorata, dove tutti questi problemi sparivano clamorosamente, nascosti dalla fama e dalla celebrità. Invece, recentemente la capitale mondiale del cinema arranca. Le produzioni nel 2024 sono diminuite anche rispetto allo scorso anno (momento orribile per il cinema hollywoodiano, visto il lunghissimo sciopero delle maestranze che ha paralizzato l’indotto), il pubblico al botteghino latita, le produzioni faticano a trovare finanziatori. E allora si chiama in causa il tax credit.

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Crisi di Hollywood e l’invocazione del tax credit a livello federale

Dal mese di luglio al mese di settembre 2024, ci sono state circa 5000 giornate di ripresa: significa un calo del 5% rispetto al periodo precedente, come riportato nell’analisi di FilmLA, la non-profit che monitora i processi di produzione di film a Los Angeles. A trainare verso il basso questo dato ci hanno pensato i reality show (o meglio la produzione televisiva non sceneggiata), che non funzionano più come una volta e che sta ambendo a nuove mete (più disponibili verso il finanziamento) per continuare ad andare avanti. Ma anche i programmi tv e i documentari fanno fatica ad andare avanti e non hanno affatto beneficiato dello stop allo sciopero che, lo scorso anno, aveva messo in ginocchio il settore. L’unico segnale positivo arriva dai lungometraggi (loro sì in ripresa del 25%) che, tuttavia, da soli non riescono a portare avanti l’intera baracca.

Va da sé che i produttori cerchino nuove forme di finanziamento. E il pensiero è andato immediatamente al tax credit, che in altre aree degli Stati Uniti (è un sistema che funziona a seconda della legislazione dello stato all’interno del quale insiste) funziona e che, soprattutto, in Europa è il vero elemento di ossigeno del settore cinematografico. In California, un sistema di questo tipo – simile a quello che abbiamo analizzato nei nostri precedenti approfondimenti anche per quanto riguarda l’Italia – non esiste. E adesso viene richiesto a gran voce. Perché la all of fame, da sola, non basta.

 

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