La crisi di governo come i mondiali: le tifoserie e i cori da stadio

Il discorso al Senato di Giuseppe Conte crea lo stesso hype di un finale di stagione unito ad una partita dei mondiali. Mentre Giuseppe Conte rivedeva gli ultimi appunti, i giornalisti si preparavano alle maratone di diretta per i rispettivi canali, i politici sancivano gli ultimi accordi, fuori da Palazzo Madama è andato in scena uno scontro tra tifoserie.

La crisi di governo come i mondiali: le tifoserie e i cori da stadio

Ci sono tutti: dagli attivisti più appassionati, a qualche turista che si è trovato nel posto giusto al momento giusto. Chi è venuto apposta a Roma per manifestare sostegno e/o disdegno, chi magari aveva già in programma una vacanza romana. La settimana della Capitale dopo ferragosto ha solo un appuntamento: il discorso di Giuseppe Conte al Senato. E la gente, sì la gente, nonostante il caldo e il sudore ha energia per tornare e restare in piazza.

Da una parte il coro del Movimento 5 stelle, dall’altro quello della Lega. Chi invoca «Matteo! Matteo!» chi invece «Giuseppe! Giuseppe!». Non è furore religioso, ma furore politico. Sembra di tornare indietro, a quando il popolo italiano seguiva la politica con fremore, attesa, trepidazione. I toni oggi sono più caldi, a volte più rozzi, ma il governo del cambiamento ha sicuramente risvegliato un furore, una fiamma che non si consuma più solo nella cabina elettorale, ma che esplode fuori dai palazzi del Potere, alimentato da 14 mesi di rabbia social, di tweet, di botta e risposta, di dirette politiche. Movimento 5 stelle e Lega hanno questo in comune: hanno polarizzato le masse, riavvicinando anche quella fetta della popolazione che preferiva concentrarsi sulla politica locale.

Due cori, uno contro l’altro che rispecchiano la spaccatura del Paese. E sta tutto lì, in piazza Madama dove ha sede l’omonimo palazzo che ospita il Senato della Repubblica, oggi scenografia della serie televisiva più intricata , appassionata e seguita, degli ultimi anni.

 

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