CR7, un miliardo di motivi. E di scrupoli – L’editoriale di Alfredo Pedullà
28/05/2018 di Alfredo Pedullà
Cristiano Ronaldo ha vinto cinque Champions, quattro con la stessa maglia. Palloni d’oro come se fossero cioccolatini. E ha un problema molto serio: anche se dice che non è una questione di soldi, soffre in modo clamoroso – e anche legittimo – il non trascurabile particolare che Messi guadagni più o meno il doppio di lui. Non è una questione di soldi, ma di insopportabile rosicamento, che poi più o meno è la stessa cosa. I soldi aiutano a vivere meglio, ma se vivi già benissimo con il patrimonio di Cristiano – anche per le prossime generazioni – il problema è un altro. E l’orgoglio non ha prezzo, non conosce cifre e/o valutazioni.
Ronaldo ha 33 anni e la clausola rescissoria “dice” un miliardo di euro. Il Real è casa sua, ma vorrebbe sempre entrare dalla porta principale. E non memorizzare alcune situazioni che gli fanno venire i cosiddetti cinque minuti. La storia di Messi, abbiamo detto. E poi quell’ipotesi che possa arrivare Neymar che al Paris Saint-Germain guadagna più di lui senza aver vinto neanche il dieci per cento. E quando alzi l’ennesimo trofeo, la quinta Champions con la stessa maglia, diventa più urgente parlare perché cavalchi l’onda dell’irrefrenabile gioia collettiva. E le tue parole hanno più peso, diventano macigni. Fece la stessa cosa Milito dopo aver conquistato il Triplete con l’Inter, neanche gli avevano dato la Champions appena vinta e da alzare in cielo che il Principe parti in contropiede. “Non so se resterò”. Alla fine le cose furono chiarite, in tanti rimproverarono a Milito di aver sbottato quando sarebbe stato meglio tenere la lingua ferma. Ma nessuno può dare lezioni in questo senso: quando hai vinto, ti senti il padrone del mondo. E quanto hai vinto da simbolo di quel club, il discorso valeva per Milito e vale e maggior ragione per CR7, ti senti dieci-cento-mille volte in più padrone del mondo.
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Cristiano ha l’agente più potente in circolazione, si chiama Jorge Mendes, e la necessità di chiarire molto presto la sua posizione. Se avesse voluto andare in Cina, oppure se lo volesse anche nei prossimi giorni, dovrebbe soltanto scegliere quanto guadagnare. Un assegno in bianco da riempire, ma con la consapevolezza di doversi accontentare della periferia del grande calcio. Sulla carta sembra una cosa molto prematura. Se Cristiano fosse davvero sul mercato, clausola o non clausola, si scatenerebbe una bagarre con le solite due-tre big massimamente coinvolte, Psg e Manchester United in testa, con Mourinho molto coinvolto. Se Cristiano rappresentasse un ipotetico mega regalo di mercato da farsi senza alcun tipo di scrupolo economico, ovviamente uscendo dai paletti invalicabili della clausola, qualcuno avrebbe argomenti molto convincenti. E diventerebbe l’operazione dell’estate, anzi della storia del mercato.
Ma in certi casi si ragiona non soltanto con i soldi, ma con la logica e quindi con il cervello. Florentino sa che assistere al tramonto del ciclo CR7, equivarrebbe a un triplo bagno turco difficile da spiegare e da digerire. Premesso che, ripetiamo, esiste una clausola miliardaria. Per Flroentino sarebbe una cosa difficile da spiegare, anche tra dieci anni, ai nipotini. Ecco perché oggi è giusto stare in trincea e resistere alle parole, in attesa dei fatti. Ci sono cose che non hanno una spiegazione o una motivazione. E che comunque non basterebbe una conferenza stampa di cinque ore per trovare la chiave, la via d’uscita.
Le vie del mercato sono spesso le più illogiche, non ci sono “operazioni impossibili”. Ma quando Cristiano parlerà e spiegherà, subito dopo toccherà al Real. Vedremo. Se vincere è l’unica cosa che conta, e il Real lo sa bene, trattenere Ronaldo è l’unica cosa che conta subito dopo. O subito prima. E’ una traccia, ora mettiamoci alla finestra e seguiamo la scia. Anche se dovesse costare un pacco infinito di milioni, il resto mancia.