Covid-19 e mezzi pubblici: cosa possiamo fare per prevenire il contagio

Con l'aumentare dei contagi cresce il timore su bus, metropolitane, treni e tram. Ne abbiamo parlato con Pierangelo Clerici, direttore dell'AMCLI, l'associazione dei microbiologi clinici italiani

26/10/2020 di Daniele Tempera

Un deja-vu che non avremmo mai voluto vedere. Il virus ha ricominciato la sua corsa nella Penisola e mentre si configurano coprifuoco e si paventano nuovi lockodown, cresce l’apprensione per lavoratori e studenti costretti a utilizzare mezzi pubblici spesso sovraffolati. Abbiamo chiesto consiglio a Pierangelo Clerici, presidente dell’Associanze dei microbiologi clinici italiani, su come ridurre il rischio di infettarsi.

Il mezzo di difesa più efficace? La mascherina, ma solo a un patto

Il primo ed essenziale baluardo per evitare il contagio è, ovviamente, sempre la mascherina, a maggior ragione sui mezzi pubblici dove è molto più difficile tenere il distanziamento. «È essenziale che venga indossata correttamente su naso e bocca e portata per tutto il viaggio- argomenta Pierangelo Clerici, direttore dell’associazione dei microbiologi clinici italiani – La mascherina va indossata sempre, anche all’aperto e costantemente, ma a maggior ragione in un ambiente chiuso come quello di una metro o di un bus. Contrariamente all’aperto, dove il virus si disperde più facilmente, in questi ambienti il virus può permanere più a lungo. Bisogna quindi portarla sempre, anche quando si parla al telefono ed evitare di toccarla, perché quando la si tocca non aderisce più al viso».

Già perché se tutti la indossasero correttamente anche i mezzi pubblici sarebbero luoghi molto più sicuri: «Se si indossa la mascherina in maniera corretta il rischio è ridottissimo, ma bisogna stare attenti che quando si sale la il nostro viso sia già coperto; la mascherina va indossata dalla fermata fino all’entrata, la catena non deve mai interrompersi. Molti se la mettono una volta saliti, vuoi perché stanno fumando, vuoi perché parlano al telefono: è già tardi».

Quali sono i mezzi più “a rischio”?

Ma non tutti i mezzi di trasporto presentano lo stesso livello di rischio come ci ricorda Pierangelo Clerici: «I mezzi più a rischio sono i mezzi pubblici metropolitani bus, tram e metro urbani, ma l’aspetto più critico lo hanno sopratutto bus e tram». Il perché? «La metropolitana non è mai sovraffolata perché c’è blocco dell’affluenza, cosa che non avviene nei mezzi di superficie. Nell’autobus il problema è l’affollamento con un distanziamento che non esiste: poi in questo periodo o parliamo di mezzi dotati di ricircolo d’aria e condizionamento, oppure l’aria resta tutta all’interno, cosa che non abbiamo in estate. Oggi diventano proprio degli incubatori di micro-organismi».

Assolti invece i treni: «I treni dei pendolari possono rappresentare un rischio se la gente viaggia in piedi, in quelli di lunga percorrenza in generale il distanziamento è rispettato. Il trucco è comunque quello di areare sempre: Il flusso ideale di aria condizionata è quella degli aerei, che dall’alto scende a terra e porta via molti germi. Quello di areare costantemente gli ambienti è una regola da tenere presente anche a casa e negli uffici: l’aria disperde, diluisce il virus e ne diminuisce la carica».

Come ci possiamo difendere?

Per provare a ipotizzare strategie è utile forse ipotizzare un tragitto ideale che, da casa, ci porta dritti alla fermata e in ufficio: «Nel percorso da casa per la metropolitana devo indossare mascherina e possibilmente evitare di tossire o starnutire in presenza di altri- argomenta Clerici – quando arrivo alla scala mobile l’importante è mantenere una distanza di sicurezza di 2-3 gradini dagli altri. Evitiamo il malvezzo di camminare sulla scala mobile accorciando così le distanze. Ai tornelli non bisogna stare accalcati: qui dovrebbero intervenire le aziende di trasporti pubblico a porre distanziamento tra un passeggero e ‘l’altro. Una dinamica che diventa sicuramente meno fattibile quando si prende l’autobus in città, perché spesso quando piove si sta sotto la pensilina e quando il bus arriva tutti vogliono salire e salta il contingentamento. Bisogna prestare attenzione e rimanere distanziati. Il distanziamento deve essere almeno di un metro: un metodo pratico è quello di allungare in avanti il nostro braccio. La lunghezza del nostro braccio ci indica pressapoco la distanza che è bene tenere dagli altri».

Ma che fare se il virus rimane sulle superfici di tram o metro? «Sulle superfici il virus resiste poco (secondo le ultime stime non più di 7-10 minuti), ma se ci si tocca gli occhi o il naso si può contagiare. Altra buona ragione per usare la mascherina: grazie alla mascherina entrare in contatto con secrezioni altrui o diffonderle è molto più difficile, poi certamente i mezzi vanno sanificati, almeno a fine a giornata».

Quali sono le responsabilità collettive e cosa si può fare per migliorare la situazione

Il dubbio è che non si sia fatto di tutto per scongiurare una situazione che sta diventando rapidamente critica e che necessita di correzioni nette: «Sulla propagazione dell’epidemia il sovraffolamento dei mezzi pubblici è stato un fattore determinante, lo vediamo con l’aumento delle scuole e del lavoro. Non si doveva abbassare la guardia d’estate, ora stiamo pagando il prezzo». Una dinamica che vede, per forza di cose, anche il coinvolgimento dei privati:  «Bisognerebbe frequentare i mezzi pubblici in maniera scaglionata: molto dipende dalle aziende che dovrebbero predisporre degli ingressi al lavoro in orari diversi, in questo modo si ridurrebbe il carico sui mezzi pubblici. Attualmente abbiamo la regola dell’80% di capienza che non è molto rispettata. Nasce su una base poltico-funzionale, per non bloccare il sistema si pensava che questa percentuale di viaggiatori garantisse il distanziamento e consentisse a tutti i lavoratori di raggiungere il luogo di lavoro in un’ora, un’ora e mezza, l’algoritmo è nato con queste finalità. Serve però altro, come aumentare il numero delle corse banalmente, specie nelle aree più critiche. È impensabile che una persona aspetti un’ora alla fermata per salire su un bus non affollato». Sì, perché quella che ci aspetta sembra assomigliare a una lunga battaglia che si vince cambiando anche il modo in cui abbiamo vissuto finora. E puntare su una mobilità realmente efficiente e sostenibile non sembra più rimandabile.

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