Covid-19: negli USA le proteste contro il lockdown hanno intensificato il contagio

Ricordate le proteste diffuse negli Usa contro il lockdown promosso dai governatori dei singoli stati e appoggiate anche da Trump? Bene, secondo i dati raccolti dal think tank progressista “Commitee to Protect Medicare”  e forniti al Guardian potrebbero aver fatto lievitare, e non di poco, i contagi negli USA. A dimostrarlo ci sono i dati dei telefoni cellulari dei partecipanti alle manifestazioni che dimostrano come molti attivisti abbiano viaggiato a lungo per i rispettivi stati senza controllo e siano poi tornati nelle loro case, moltiplicando così la possibilità di diffondere il contagio.

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Molti avrebbero addirittura valicato i confini dei singoli stati per unirsi alle proteste in corso: è il caso della manifestazione portata avanti a Lansing, nel Michigan lo scorso 30 aprile, dove uomini armati hanno provato addirittura ad entrare nella sede del Governatore e per bloccarli si è dovuto ricorrere a un duro intervento delle forze di polizia.

Uno scenario già previsto da alcuni epidemiologici, che avevano ammonito di come le proteste potevano potenzialmente far lievitare i casi. E quel che sconcerta è che in molti casi, anche la conferma della malattia non ha allontanato gli attivisti dalle proteste. È successo, ad esempio, in Nord Carolina, dove una delle leader della protesta ha dichiarato di voler continuare nelle azioni dimostrative anche dopo che era risultata positiva al tampone.

Secondo gli esperti di Commitee to Protect Medicare, il rischio infezione è alto: «Il comportamento che noi vediamo nel corso di queste proteste è ad alto rischio di infezione, in quanto vediamo dimostranti che si concentrano in luoghi affollati e poi si disperdono, aumentando il rischio di diffondere un eventuale contagio» hanno dichiarato, al Guardian, i dottori dell’associazione. Un rischio evidente trascurato solo da l’uomo più importante d’America: Donald Trump.

 

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