Cos’è Artisti 7607 e perché sta facendo causa a Netflix per la questione dell’equo compenso

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Netflix paga gli attori cifre irrisorie rispetto a quanto guadagna coi prodotti in cui recitano: questa la base della causa della società che tutela i diritti degli artisti

Artisti 7607 contro Netflix: questo il punto centrale del monografico di oggi di Giornalettismo. La società ha scelto di procedere legalmente nei confronti di Netflix; il colosso dello streaming, dal canto suo, ha fatto sapere che un accordo è stato ricercato. Cosa c’è dietro la causa intentata dalla società contro Netflix e cos’è Artisti 7607, organismo di gestione collettiva dei diritti connessi al diritto d’autore che da anni punta a far avere agli artisti interpreti ciò che è loro secondo le leggi?



Le ragioni dietro all’azione di Artisti 7607 sono le stesse che giacevano dietro la scelta di Siae che ha fatto sì che nei reel e nelle storie scomparissero le canzoni: la mancata condivisione di dati da parte di Big Tech. La società che tutela l’interesse degli attori afferma che la piattaforma nega i dati sulle visualizzazioni delle opere riconoscendo, in questo modo, cifre inadeguate agli attori anche quando un’opera ottiene un successo planetario.

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Cos’è Artisti 7607

La storia di Artisti 7607 comincia nel 2010, con la nascita dell’associazione di oltre mille attori allo scopo di «riaffermare in Italia, dopo un ventennio di gestione monopolistica dei diritti connessi, la libertà degli artisti di scegliere a chi affidarne la tutela», si legge sul sito. La società di collecting omonima nasce nel 2013 per opera dei soci fondatori Urbano Barberini, Paolo Calabresi, Luca D’Ascanio, Augusto Fornari, Elio Germano, Carmen Giardina, Neri Marcorè, Cinzia Mascoli, Alberto Molinari, Paco Reconti, Alessandro Riceci, Claudio Santamaria, Giulia Weber: lo scopo è stato, da allora, porsi «come intermediario abilitato dei diritti connessi video spettanti agli artisti interpreti».

Chi può farsi rappresentare dalla società? «Aventi diritto sono gli artisti che interpretano, anche come doppiatori, ruoli primari o comprimari in opere cinematografiche e assimilate anche di animazione; escludendo spot pubblicitari, trasmissioni di intrattenimento, spettacoli teatrali», si legge sul sito, e per farlo è sufficiente conferire un mandato esplicito come da istruzioni senza costi di iscrizione. I compensi che, secondo legge, spettano agli artisti sono: l’equo compenso (a carico degli organismi di emissione per tutte le utilizzazioni via etere, cavo o satellite dell’opera cinematografica o assimilata cui gli artisti interpreti abbiano preso parte», la remunerazione (a carico dei produttori di fonogrammi per il noleggio dell’opera cinematografica o assimilata cui gli artisti interpreti abbiano preso parte» e il compenso per copia privata (per la riproduzione privata ad uso personale dell’opera cinematografica o assimilata cui gli artisti interpreti abbiano preso parte).



Artisti 7607 contro Netflix, le basi della causa

Gli attori che hanno scelto di farsi avanti in questa causa pensano, in sostanza, che Netflix non corrisponda loro un compenso proporzionato ai guadagni ottenuti tramite fiction e film che trasmette per gli abbonati. Così, dopo mesi di trattative che per gli attori sono state inutili, Artisti 7607 ha annunciato la causa contro Netflix presso il tribunale civile di Roma.

Il problema alla base è che Netflix e gli altri OTT non condividerebbero le informazioni relative al numero di persone che guardano i prodotti né i ricavi che da queste visualizzazioni si ottengono. Non fornendo dati precisi, andrebbero a versare nelle tasche degli attori compensi irrisori rispetto al guadagno. Una torta grande grande di cui, in pratica, gli attori lascerebbero solo la ciliegina.

Cinzia Mascoli – presidentessa dell’associazione – non ha esitato a definire, parlando con Repubblica, l’azione legale come «l’inevitabile conseguenza di sterili e lunghe trattative nel corso delle quali la piattaforma non ha ottemperato agli obblighi di legge; non ha fornito dati completi sulle visualizzazioni e i ricavi conseguiti in diverse annualità. Tutti elementi indispensabili per ottenere una remunerazione adeguata e proporzionata per gli artisti».

Mancando i dati, l’evidenza è che «anche per opere di grande successo, gli artisti si vedono corrispondere cifre insignificanti e totalmente slegate dai reali ricavi». La richiesta è alle istituzioni che vigilano affinché facciano rispettare le norme esistenti che regolamentano la materia.