La Corte europea dei Diritti umani sanziona l’Italia: violato il diritto alla difesa di Amanda Knox
24/01/2019 di Gaia Mellone
Amanda Knox in lacrime parla con il suo avvocato via Skype. «Spero che sia l’ultima vicenda giudiziaria legata a questa storia…» dice all’avvocato Carlo Dalla Vedova, aggiungendo che finalmente si sente «sollevata». La ragazza americana ha infatti vinto di fronte alla Corte Europea dei Diritti umani, che ha sanzionato l’Italia per aver violato i diritti della difesa durante l’interrogatorio del 6 novembre 2007.
La corte europea condanna l’Italia: non ha garantito il diritto alla difesa ad Amanda Knox
«È stato il più grande errore giudiziario della storia processuale italiana degli ultimi 50 anni»: sono le parole con cui Carlo Dalla Vedova, l’avvocato di Amanda Knox, ha commentato con « soddisfazione» la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Strasburgo nei confronti dell’Italia per violazione dei diritti della difesa in merito al processo per l’omicidio di Meredith Kercher. ‘«Ricordiamoci che questa ragazza – ha dichiarato Dalla Vedova all’Adnkronos – è entrata in carcere a 20 anni e ne è uscita a 24. Si è fatta 4 anni di carcere per sbaglio». «Già nelle sentenze di assoluzione italiane si diceva che i diritti erano stati violati e che c’era stato un mancato rispetto dei protocolli. Oggi tutto questo viene confermato da un Ente terzo» ha aggiunto l’avvocato.
Durante l’interrogatorio del 6 novembre, Amanda Knox finì con l’accusare Patrick Lumumba, il proprietario del bar in cui lavorava, di essere stato complice nell’omicidio di Meredith Kercher.Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati poi assolti in Cassazione dopo 7 anni di processi, segnati sda continui ribaltare ti di sentenze, nuove prove ed evidenze di indagini contaminate.
Oggi la Corte di Strasburgo ha rilevato che la ragazza è stata interrogata «in assenza di un avvocato» e che il governo italiano non ha «fornito prove per dimostrare che esistessero circostanze eccezionali per giustificare tale assenza». Un’assenza che ha «irrimediabilmente minato l’equità dell’intera procedura». In seguito a quell’interrogatorio, Amanda Knox è stata accusata e condannata per calunnia, e ha scontato 3 anni di carcere. L’Italia quindi dovrà risarcire Amanda Knox: 10.400 euro per danni morali e 8mila euro per le spese legali. Nonostante non sia «stato concesso il beneficio di un’indagine in grado di far luce sui fatti e le possibili responsabilità» la Corte specifica all’unanimità che non ci sono prove sufficienti che sostengano le accuse di Amanda di essere stata sottoposta a «trattamento inumano o degradante».
Amanda Knox si difende ancora dal proprio sito: «La mia condanna per diffamazione era ingiusta»
Amanda Knox ora vive a Seattle insieme al suo compagno. Ha scritto un libro e collabora con diverse testate giornalistiche. Sul suo sito ha rilasciato una dichiarazione ufficiale a commento della decisione di Strasburgo. «Sono grata per la loro saggezza nel riconoscere la realtà delle false confessioni e la necessità di riformare i metodi di interrogatorio della polizia» scrive Amanda, «resterò per sempre grata a tutti quelli che nel mondo hanno creduto in me, mi hanno difeso e parlato a mio nome nel corso degli anni. Non avrei potuto sopravvivere senza il vostro supporto».
Amanda continua il suo post ripercorrendo gli eventi che l’hanno inevitabilmente segnata: l’arrivo a Perugia, la scoperta del corpo di Meredith, gli interrogatori incomprensibili. Ribadisce la sua innocenza e la sua confusione indotta dagli inquirenti che «non erano interessati al mio aiuto. Erano determinati a spezzarmi». «Sono stato schiaffeggiata nella parte posteriore della testa e mi hanno detto “Ricorda!”» continua Knox spiegando che ad un certo punto lei per prima ha cominciato a dubitare dei suoi stessi ricordi. «Mi sono fidata di queste persone. Erano adulti. Erano autorità. E mi hanno mentito. Mi hanno mentito sul fatto che c’erano prove fisiche della mia presenza sulla scena del crimine. Mi hanno mentito dicendo che Raffaele aveva detto che ero uscita quella notte. Mi hanno minacciato con trent’anni di carcere se non avessi ricordato ciò che loro volevano che ricordassi. Alla fine, nel delirio che mi hanno fatto passare, non sapevo cosa credere. Ho pensato, per un breve momento, che forse avevano ragione. Forse ho avuto l’amnesia. Ho detto loro che potevo vedere i flash offuscati di Patrick, come hanno detto. Ho detto loro che potevo immaginare di sentire Meredith urlare, come hanno detto. Hanno scritto le dichiarazioni; Li ho firmati. Poi si precipitarono fuori per arrestare Patrick Lumumba». Quelle dichiarazioni le sono valse l’accusa e la condanna a calunnia. «In poche ore, ho ritirato quelle dichiarazioni. Ho detto loro che non avevo incontrato Patrick quella notte. A loro non importava. Patrick aveva un alibi solido come la roccia. A loro non importava. Lo hanno rinchiuso, sconvolgendo la sua vita. E non lo rilasciarono fino a due settimane dopo, quando il DNA della scena del crimine tornò e identificò il vero assassino: Rudy Guede» scrive ancora Amanda Knox. E ritorna sul trattamento che le avrebbero riservato gli inquirenti, maltrattamenti che la Corte di Strasburgo ha rigettato all’unanimità. «Più tardi, ho appreso che i metodi coercitivi che ho sperimentato – isolamento, esaurimento, inganno, abuso verbale e fisico – sono progettati per indurre i sospettati a dire tutto ciò che la polizia vuole – continua a scrivere- Giudicarmi come l’autore di quelle false affermazioni tacitamente assolve la polizia per il loro comportamento crudele e violento che li ha prodotti, rovinando vite e facendo beffe della giustizia». «La Corte di cassazione italiana ha già riconosciuto che gli inquirenti e gli inquirenti perugini hanno contaminato, manomesso e distrutto prove materiali» conclude Amanda dal suo blog, lanciando l’ultima accusa: «Ciò che non è stato riconosciuto è il fatto che questi stessi inquirenti e pubblici ministeri hanno anche sottoposto persone innocenti, Raffaele e me stesso, a torture psicologiche e abusi fisici mentre erano sotto interrogatorio. Hanno contaminato la loro indagine producendo false dichiarazioni a porte chiuse. E poi ci hanno incolpato».
(credits immagine di copertina: pagina Facebook ufficiale Amanda Knox)