L’Oms dice che i contagi di coronavirus tra i bambini sono aumentati di 7 volte

Il dato conferma una tendenza degli ultimi mesi di pandemia

07/08/2020 di Redazione

Una tendenza che sembra essere globale e che, a quanto pare, preoccupa gli esperti dell’Oms, che nel briefing settimanale del venerdì hanno snocciolato alcuni dati molto interessanti sul monitoraggio della pandemia, soprattutto all’interno delle fasce più giovani. A quanto pare, infatti, il contagio tra i bambini (e tra i minori di 18 anni) è aumentato di ben sette volte dall’inizio dell’epidemia.

LEGGI ANCHE > Cosa ha voluto dire l’Oms quando ha detto che sul coronavirus «il peggio deve ancora venire»

Coronavirus nei bambini, cosa dice l’Oms

Stando ai dati dell’Oms, a livello globale, il numero dei bambini e dei ragazzi colpiti da coronavirus è così distribuito: l’1,2% i bambini fino a 4 anni, il 2,5% quelli tra 5 e 14 anni e il 9,5% tra 15 e 24 anni. La fascia d’età maggiormente colpita dal coronavirus resta quella tra i 25 anni d’età e i 64 (anche perché è quella che ha lo spettro più ampio di rilevamento).

Ma come si spiega questo aumento del contagio da coronavirus nei bambini? L’Oms ha previsto alcuni indicatori chiavi per dare una risposta al quesito: innanzitutto, il coronavirus si sta diffondendo in Paesi dove la fascia di popolazione è più giovane. Poi, occorre specificare che, rispetto ai primi mesi della pandemia, l’aumento dei test sulla popolazione, con i tamponi a tappeto, ha permesso di individuare anche diversi casi asintomatici, spesso tra la popolazione più giovane.

Coronavirus nei bambini, la spiegazione

In precedenza, invece, i test venivano condotti principalmente sulle persone che, a causa della loro età, presentavano sintomatologie più acute e, pertanto, erano ospedalizzati. Anche in Italia, secondo l’ultimo monitoraggio del ministero della Salute, la mediana dell’età della popolazione colpita si sta abbassando: secondo la stima relativa all’ultima settimana di epidemia, infatti, questa si può attestare intorno ai 40 anni d’età.

Al momento, con lo sblocco del lockdown, infatti, la popolazione più giovane è anche quella più socialmente attiva e, di conseguenza, è quella che si espone di più a potenziali situazioni di contagio.

Share this article