Giuseppe Conte s’infuria: «Gravissimo mettere in dubbio la mia imparzialità. Me lo dicano in faccia»
20/05/2019 di Enzo Boldi
«Non c’è cattivo più cattivo di quando un buono diventa cattivo», diceva il mitico Bud Spencer nel film ‘Chi trova un amico trova un tesoro’. E all’interno del governo sembrano non esserci più amici, con frecciate al veleno sparate quotidianamente nei confronti di tutti. All’ennesima provocazione, però, è arrivata la replica piccata anche di Giuseppe Conte – il premier e uomo più pacato di questa legislatura – che ha risposto fermamente alle accuse mosse dal sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti che aveva messo in dubbio il Conte super partes.
«Vorrei chiarire che il premier sin da quando è iniziata la competizione elettorale non si è mai lasciato coinvolgere, non troverete mai una mia dichiarazione a favore dell’una o dell’altra parte politica. Vedo che in questo rush finale la vis polemica e le reazioni emotive diventano più accese – ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte da Borbona in merito all’intervista di Giancarlo Giorgetti -. Però attenzione, lo dico a tutti, quando la dialettica trascende fino a mettere in dubbio l’imparzialità del premier la cosa non è grave ma gravissima».
Il Conte super partes reagisce agli attacchi della Lega
Da settimane, infatti, dalla Lega continuano ad arrivare continui attacchi a quel Giuseppe Conte super partes che, in realtà – secondo le accuse del Carroccio – non lo è più. Molti esponenti vicini a Matteo Salvini, infatti, hanno più volte messo in dubbio l’imparzialità del Presidente del Consiglio che ‘penderebbe’ dal lato del Movimento 5 Stelle, perdendo la sua qualità di sintesi tra le due anime del governo. Nonostante la dichiarazione di questa mattina del leader della Lega che smentiva le parole di Giorgetti dando fiducia al premier, il clima è sempre più incandescente.
«Mi si accusi in faccia, non via social»
Così, quel Giuseppe Conte super partes chiama alla resa dei conti nelle sedi più opportune, chiedendo la fine di questo teatrino fatto di frecciate social o via carta stampata: «C’è una grammatica costituzionale: se si mette in dubbio l’imparzialità e l’operato del presidente del Consiglio si mette in discussione anche l’azione di governo e allora bisogna farlo in base a percorsi chiari e trasparenti – ha proseguito il presidente del Consiglio -. Le sedi ufficiali sono innanzitutto il Consiglio dei ministro e in prospettiva anche il Parlamento. Non possiamo accettare allusioni, insinuazioni affidate alla stampa con una mezza intervista, un mezzo video su Facebook. Chi lo fa se ne assuma conseguentemente la responsabilità».
(foto di copertina: ANSA / LUIGI MISTRULLI)