Cosa non torna nella risposta di Di Maio a Repubblica sul condono a Pomigliano
07/11/2018 di Redazione
La notizia del condono edilizio attuato dal padre di Luigi Di Maio, Antonio, per sanare la posizione del secondo e del terzo piano dell’abitazione di famiglia di Pomigliano d’Arco ha fatto rapidamente il giro della rete e dei principali network televisivi. L’articolo è stato pubblicato da Conchita Sannino di Repubblica e ha costretto lo stesso vicepremier a intervenire per difendersi.
Condono Di Maio, ecco le cose che non tornano
«Nel 1966 mio nonno costruì quella casa, quando mio padre aveva sedici anni – ricorda Di Maio -, e la casa fu costruita in base ad un decreto regio del 1942, ancora vigente nel 1966. Nel 1985, quando mio nonno non c’era più, mio padre venne a conoscenza di una legge per regolarizzare qualsiasi manufatto costruito in precedenza, e chiese di regolarizzare la casaMio padre presentò una domanda ad aprile 1986 – ha affermato Luigi Di Maio -, io nasco tre mesi dopo, spero che mi si riconosceranno le attenuanti dell’incapacità di intendere e volere. Mio padre presenta la domanda ad aprile ’86, io nasco a luglio ’86. Nel 2006 mio padre riceve la risposta del comune che gli dice di pagare duemila euro e regolarizzare così la casa costruita nel 1966. Questo sarebbe il grande scoop di Repubblica, io condonista…».
Nella ricostruzione che ha fornito Luigi Di Maio, tuttavia, c’è qualcosa che non torna e che Repubblica ha puntualmente fatto notare. Innanzitutto, la circostanza è impossibile da smentire e lo stesso Di Maio l’ha confermata, sostenendo che – in effetti – condono c’è stato. Il quotidiano si è basato su documenti ufficiali e pubblici, che tuttavia mostrerebbero che i piani abusivi della casa sarebbero stati costruiti almeno dieci anni dopo rispetto alla data indicata da Di Maio.
Gli errori di calcolo nel condono di Di Maio
Inoltre, Repubblica ha contestato anche il fatto che il vicepremier non abbia fatto chiarezza sul fatto che il padre avesse sbagliato in proprio favore alcuni calcoli e che per sanare anche questa situazione si fosse recato una seconda volta al comune di Pomigliano D’Arco per saldare la differenza.
Infine, all’attacco di Di Maio che ha affermato di aver comprato la Repubblica «soltanto per la giornata di oggi», il quotidiano ha risposto: «Il vicepremier Di Maio, se leggesse di più e meglio, saprebbe cose che evidentemente in casa, gli erano sfuggite, almeno da 12 anni. E soprattutto dica cosa pensa del condono e di come possa ora vietare a Ischia cioè che in casa sua era stato concesso. I fatti, come lui stesso ha dimostrato spiegando, non si piegano alle convenienze».