No, nel nuovo dpcm non c’è scritto «commercio al dettaglio di bambini e neonati»

C’è una bufala che si sta diffondendo in queste ore, frutto di un grossolano sbianchettamento del testo del nuovo dpcm di Giuseppe Conte che, contestualmente all’estensione delle misure di lockdown fino al prossimo 3 maggio, sancisce la riapertura anche di alcuni esercizi commerciali, come le librerie o i negozi di articoli per bambini. Nella versione fake del dpcm – in modo particolare dell’allegato 1 dello stesso documento, quello che contiene la lista degli esercizi commerciali e delle aziende che restano aperte – si legge che il governo avrebbe permesso il «commercio al dettaglio di bambini e neonati».

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Commercio bambini e neonati, la fake news del dpcm con l’errore

Ovviamente, l’espressione di questo tipo si presterebbe a delle interpretazioni fuorvianti, che farebbero venire in mente il traffico di esseri umani, in particolare di minori. Non a caso, la fake news sui social network è accompagnata dall’ormai tristemente famoso hashtag #Bibbiano, che è tornato in tendenza anche a causa delle parole di Matteo Salvini che ha raccontato l’aneddoto della figlia e di Giuseppe Conte al TG1. In tanti hanno accusato il Partito Democratico e la maggioranza di governo in generale a strumentalizzare a propria volta le parole dell’ex ministro dell’Interno, collegando questa attenzione nei confronti dei minori ancora una volta alla suggestione – smentita nei fatti – del ‘partito di Bibbiano’.

Il testo corretto del dpcm e dell’allegato 1 che accompagna il documento presenta la frase «commercio al dettaglio di vestiti per bambini e neonati». Insomma, si tratta dell’ennesimo tentativo di screditare l’attività amministrativa in questo momento particolarmente difficile per la gestione dell’emergenza.

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