Come fare la spesa (bene) e risparmiare (tanto)
28/03/2012 di Tommaso Caldarelli
C’è stato un momento in cui le grandi catene di supermercati si sono accorte che gli italiani a comprare alimenti di marca non ce la facevano più. La crisi, si sa morde duro. E le vendite dei discount volavano, spinte dalla necessità delle persone di comprare gli alimenti per l’uso quotidiano: catene come il Todis, la Lidl, l’Euro Spin sono state, nel corso degli ultimi anni, letteralmente prese d’assalto.
UNA SOLUZIONE – Come fare, allora? Come poter offrire al consumatore prodotti “discount”, dunque a basso prezzo, convincendoli nel contempo che potevano ben essere acquistati anche nei negozi delle grandi catene? Come recuperare, si chiesero un paio di anni fa gli attori della Grande distribuzione Organizzata, il tempo perso rispetto agli hard discount? Semplice: coniugare il proprio brand, quello che dà fiducia, con prodotti a basso costo. Trasformarsi da semplici distributori in committenti, nei confronti delle aziende private, di prodotti alimentari da mettere poi in commercio a prezzi competitivi con il simbolo del supermercato stesso. Erano nate le linee discount, interne, si potrebbe dire, delle grandi catene di supermercati: prezzi contenuti, e li trovi sullo scaffale accanto ai prodotti di marca che nessuno comprava più. Carrefour, Auchan, la Coop, la Conad ma anche i discount come la Lidl e l’Euro Spin, hanno così preso contatto con alcune aziende di produzione alimentare per procurarsi delle derrate di generi alimentari a prezzi competitivi.
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LETTA L’ETICHETTA, SCOVATO L’INGANNO – E, si scopre, competitive lo sono davvero, perché si tratta più o meno (e questo più o meno è un elemento importante su cui torneremo) degli stessi identici prodotti di marca. Non nel senso di prodotti comparabili, nel senso di “proprio lo stesso prodotto”, confezionato dalla stessa azienda che poi lo gira al supermercato con un imballaggio, una grafica e, quel che è più importante, un prezzo diverso. Questa mattina su Repubblica Corrado Zunino (ne parlavamo qui) ha raccontato con dovizia di particolari il lavoro di un sito internet da qualche tempo attivo, completo di profilo Facebook, account Twitter e forum di discussione: si chiama “Io leggo l’etichetta”, e in effetti va detto che davvero moltissimo dipende dalle striscette bianche attaccate sul cibo che compriamo. Perché grazie alle leggi sulla trasparenza su ogni articolo in vendita le aziende sono tenute a specificare lo stabilimento di produzione, la filiera produttiva e gli ingredienti; consentendo, al consumatore attento, di risparmiare “oltre 1400 euro all’anno sulla spesa”, dice il sito.
DAI MONTI – Si scopre così, con un po’ di attenzione, un mondo interessante e, soprattutto, in grado di farci risparmiare moltissimo sulla spesa. Perché i prodotti discount finiscono per essere paragonabili per qualità a quelli delle grandi marche, ma il prezzo è minore. Io leggo l’etichetta è un susseguirsi di esempi. Ad esempio, lo Yogurt del Conad risulta essere prodotto dalla nota azienda di Bolzano, la Vipiteno.
A differire innanzitutto è il prezzo:”Come si evince dallo scontrino”, riporta Io leggo l’etichetta,”la confezione da 2 vasetti da 125g Yougurt Vipiteno costa: 0,98 € (ovvero 3,92 € al Kg), mentre la confezione da 2 vasetti da 125g Yougurt Conad costa: 0,84 € (ovvero 3,36 € al Kg)”. Gli ingredienti, nondimeno, non sono esattamente gli stessi.
LA STESSA MUCCA? – Le similitudini che propone il sito sono appena iniziate. Prendiamo il latte a lunga conservazione che troviamo alla Coop, che è prodotto guarda caso dalla Granarolo, notissima azienda del latte emiliana.
In questo caso scovare l’azienda è meno intuitivo: la Granarolo si nasconde dietro una generica G. SpA, ma basta confrontare gli indirizzi per beccarla in maniera inequivocabile. “Andiamo a raffrontare le due confezioni da 500 ml”, si legge nel sito: “Sull’etichetta della Coop leggiamo: Prodotto e confezionato nel rispetto dei valori Coop da G. Spa nello stabilimento di: Q Soliera (MO), Via Verdi 74. Sull’etichetta della confezione della Granarolo leggiamo: Granarolo Spa – Via Cadriano 27/2 – 40127 Bologna Stabilimenti di produzione e sigle corrispondenti. La sigla riportata a fianco del termine minimo di conservazione indica lo stabilimento produttivo. In questo caso Q IT 08 4 CE è il codice che identifica lo stabilimento e coincide con lo stesso stabilimento, riportato sul latte Coop, sito a Soliera (MO), Via Verdi 74 . Pertanto incrociando la via e il numero civico è facilmente individuabile che dietro la G. Spa scritta sulla confezione del latte Coop UHT si “nasconde” la Granarolo”. Il prezzo? Ancora una volta, competitivo: “Il latte Coop UHT costa 0,38 centesimi di euro mentre il latte UHT Granarolo costa 0,63 centesimi di euro”. Insomma, la metà.
UN BUON PRIMO – Andiamo avanti, perché se volessimo farci un bel piatto di tortellini, non dovremmo aver paura di comprarli, economici, al Conad: i tortelli del supermercato col fiore sono infatti firmati nientemeno che Giovanni Rana.
Ingredienti? Praticamente gli stessi. Prezzo? “Come si evince dallo scontrino Tortellini Rana: 3,49 € (ovvero 13,96 € al Kg), Tortellini Conad 1,99 € (ovvero 7,96 € al Kg)”. Di nuovo, quasi la metà.
GIOIA DEI BIMBI – Si sa, i pannolini costano un sacco di soldi: sono una delle spese che più preoccupano le famiglie di recente formazione; difficilmente si sceglie di comprarli “non di marca”. Ebbene, le mamme saranno felici di sapere che i pannolini della Coop sono prodotti dalla ben nota marca inglese Huggies.
In questo caso la differenza di prezzo sta sui centesimi, con i pannolini Coop lievemente più economici, anche se nella confezione del supermercato ci sono meno pannolini rispetto a quelli originali della marca.
ISTRUZIONI PER L’USO – Il viaggio nell’etichetta è appena iniziato. C’è un vero e proprio vademecum del consumatore attento, che si basa, addirittura, su un processo in cinque fasi, riassunto da Repubblica.
Va letto il prezzo, poi il prezzo al chilo; gli ingredienti; sempre un’occhio allo stabilimento di produzione, e poi ovviamente la data di scadenza e solo in ultima analisi il packaging (che comunque, come si vede in grafica, è il centro di controllo di tutte le informazioni sul prodotto).
UN MONDO DA SCOPRIRE – Anche perché se badassimo solo alla scatola potremmo, aggirandoci per il Lidl, scartare questi buonissimi Wurstel prodotti dalla Beretta, che confeziona i rinomati Wuber. In un box elaborato dal sito tutte le informazioni.
Sarebbe forse troppo lungo spiegare in dettaglio tutti i falsi prodotti discount che il sito ha trovato: c’è il latte riso del Conad che è prodotto dalla Scotti e costa di meno; il caffé ancora del Conad che è made in Vergnano, uno dei caffé più costosi sul mercato; la pasta Coop, che è della Rummo. Non abbiate paura di comprare una colomba del Carrefour, prodotta dalla prestigiosa Maina. Sotto natale, si potevano comprare dei buonissimi pandori della catena francese prodotti dalla casa che del Pandoro, in Italia, è la regina: la Paluani. Anche i panettoni non facevano eccezione.
Ci si chiederà, e la domanda è più che legittima: ma sono davvero uguali?
DOVE E’ LA FREGATURA? – La risposta, prevedibilmente, è no. Nel senso che, come spiega lo stesso amministratore di Io Leggo sul feed ufficiale Facebook del sito, molto dipende dalle condizioni che il distributore ha concordato con il produttore. Il capitolato può essere diverso, la proporzione degli ingredienti differente. In generale, dipende dalla catena che prendiamo in considerazione.
Lo conferma l’esperto intervistato da Repubblica. Se il distributore che commissiona all’impresa il prodotto discount pretende standard qualitativi di tutto rispetto, il prodotto che potremo comprare sarà praticamente identico a quello di marca e costerà meno. Prodigi delle economie di scala, tutti a vantaggio dei cittadini- consumatori.
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