Il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, si è detto super ottimista parlando della connettività e della diffusione dell’identità digitale nel nostro paese. In collegamento dall’Assemblea del Centro Einaudi, Colao ha detto che «c’è un certo coraggio nell’ottimismo che non è inconscienza ma è il coraggio che ti porta a fare imprese straordinarie». L’impresa straordinaria – considerati i dati attuali in Italia – sarebbe quella che comporterebbe, nel 2026, avere «il 100% di connettività in Italia e all’80% di identità digitali».
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«In una certa misura sono stra-ottimista ma se si è ottimista poi si fa quello in cui si crede», ha detto il ministro, commentando gli obiettivi da qui a cinque anni che il team dedicato alla transizione digitale del paese si è dato. Ammettendo che si tratta di obiettivi parecchio ambiziosi, certo, ma in linea con quelli europei. Se in Europa si parla di digital compass 2030, nel nostro paese miriamo all’Italia digitale 2026: «Sostanzialmente vuol dire che tre anni prima saremmo, se facciamo tutto, tra i migliori».
Sono tre i punti cardine della transizione: in primis quello di «creare una cultura, non solo di innovazione, ma anche di sperimentazione digitale» andando a valorizzare le esperienze virtuose sul territorio; bisogna inoltre concentrarsi sul «cominciare ad avere strategie vere, per esempio su intelligenza artificiale» che passa attraverso il lavoro con Mise e Miur. Lo scopo è quello di «rivitalizzare il documento del governo sulla strategia per l’intelligenza artificiale per calarlo nell’ecosistema di ricerca».
A chi ribatte che l’obiettivo è troppo ambizioso – e guardando ai dati attuali, un confronto tra Italie e Europa, lo è davvero – Colao risponde che i fondi sono più del triplo di quelli che c’erano a disposizione prima e che a maggio è stata approvata «una strategia nazionale per la banda ultra larga che si articola su 7 interventi, piccole periferie urbane, comuni, scuole, isole».
(Immagine copertina: IPP/Fabio Cimaglia)