Il piccolo sito italiano di arrampicata che ha sconfitto Facebook
20/02/2018 di Gianmichele Laino
Tra Climbook e Facebook il passo è breve, ma mica tanto. Il piccolo sito italiano che si occupa di arrampicata sportiva ha vinto la sua personalissima battaglia contro il colosso di Menlo Park. Una sorta di sfida di Davide contro Golia, in cui i «buoni» hanno trionfato. La storia è più o meno questa: da quando Mark Zuckerberg e compagni si sono accorti dell’esistenza di questo piccolo portale online sembravano aver perso il sonno. Secondo loro, il nome era troppo simile a quello di Facebook e per gli utenti c’era il rischio di confondersi.
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CLIMBOOK, LA CAUSA DAVANTI ALL’UFFICIO BREVETTI DEL MISE
Facebook sosteneva che il marchio usato dal sito fosse troppo simile al proprio «sotto il profilo strutturale, visivo, fonetico e concettuale» e che i servizi forniti fossero «in parte affini» a quelli del gruppo americano. La questione è stata quindi sottoposta all’ufficio brevetti del Ministero dello Sviluppo Economico, ben tre anni fa, nel 2015.
Oggi il dicastero guidato da Carlo Calenda ha finalmente dato ragione agli arrampicatori di Climbook. Non dovrà interdire il marchio, come richiesto da Facebook, perché il rischio di confusione è davvero troppo basso. Quale utente del social network, infatti, potrebbe scambiarlo per un sito di arrampicata sportiva? Anche le presunte imitazioni del marchio sono davvero troppo blande per essere riconducibili a Facebook. Insomma, una sconfitta su tutta la linea.
CLIMBOOK, LA SODDISFAZIONE DEL FONDATORE E DELLA COMMUNITY
Ad Alessandro Lamberti, curatore del sito e forte arrampicatore italiano, sembra di essere uscito fuori da un incubo: «Il fatto che una comunità di scalatori, senza pubblicità, abbia un nome che finisce in ‘book’ – ha affermato – disturbava il gigante californiano tanto da muovere un procedimento contro di noi. Forse era arroganza, forse solo routine, fatto sta che questa volta il gigante deve abbassare la testa e gli scalatori potranno tenersi il loro nome».
Possono esultare i 2400 fan di Facebook della pagina Climbook che potranno continuare a condividere informazioni sulle rispettive arrampicate sulle montagne di tutto il mondo liberamente, sul loro caro e vecchio sito. Senza che questo venga snaturato, ribattezzato, reindirizzato a un altro url. Caro Facebook, bisogna saper perdere.