Clearview AI ha detto che entro l’anno potrà identificare quasi ogni essere umano

Categorie: Cyber security

Il suo obiettivo, dichiarato in una riunione interna, è quella di toccare quota 100 miliardi di foto nel suo database

Vedere il tuo volto, anche da più punti di osservazione, in un database fotografico, probabilmente uno dei più grandi mai esistiti al mondo. E tutto senza aver formulato uno straccio di dichiarazione di consenso. L’azienda Clearview AI, che si occupa di riconoscimento biometrico e di intelligenza artificiale, sta continuando a far discutere per i suoi metodi controversi e per gli obiettivi al limite della fantascienza che caratterizzano la sua attività quotidiana. Secondo il Washington Post – che ha raccolto dichiarazioni di chi era a conoscenza di un meeting interno all’azienda davanti agli investitori – Clearview AI, se riuscisse a ottenere i fondi necessari, sarebbe in grado di accumulare oltre 100 miliardi di fotografie di volti, arrivando – di conseguenza – a schedare praticamente tutta la popolazione mondiale.



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Clearview AI e il riconoscimento facciale di tutti i cittadini del mondo

L’azienda ha chiesto, per raggiungere questo scopo, ben 50 milioni di dollari. La situazione potrebbe rapidamente sfuggire di mano. Facebook, Google, YouTube o Twitter: si tratta delle fonti da cui l’azienda – che, come potete vedere nella nostra sezione LEGGI ANCHE, è finita anche in una interrogazione parlamentare del deputato PD Filippo Sensi, a proposito di un presunto utilizzo dei suoi software da parte della Polizia italiana (leggi anche, su questo tema, il nostro approfondimento sul riconoscimento biometrico) – riesce ad attingere i materiali per accumulare 1,5 miliardi di fotografie al mese. Si tratta di una attività di scraping (ottenere dati a partire da altre piattaforme a cui gli utenti hanno prestato il loro consenso).



Clearview AI ha provato a giustificare questa sua ingente mole di dati. Al Washington Post, che ha chiesto la sua posizione in merito, l’amministratore delegato dell’azienda ha affermato che il database è raccolto legalmente e che ogni immagine conservata può contribuire «a salvare vite, a offrire giustizia a una persona innocente, a impedire una identificazione illecita».