Gli Usa tuonano contro la Cina: «Manipolano la valuta, intervenga il Fmi»
06/08/2019 di Gaia Mellone
Le tensioni tra Washington e Pechino non accennano a diminuire. L’amministrazione di Donald Trump ripercorre la strada dell’amministrazione Clinton ed etichetta la Cina come manipolatore di valuta dopo la caduta dello yuan ai minimi degli ultimi 11 anni.
Trump tuona contro la Cina: «Manipolano la valuta, intervenga il Fmi»
La Cina ha deciso di rispondere alla nuova ondata di dazi imposta da Donald Trump permettendo la discesa dello yuan sotto i 7 dollari, toccando minimi mai visti dal 2008. Una mossa che ha provocato la precipitazione immediata dei mercati azionari globali, portando Wall Street a bruciare 700 miliardi di dollari di capitalizzazione in quella che svetta come la peggiore seduta del 2019. Donald Trump dal canto suo ha commentato la discesa dello yuan su twitter come un modo «per rubare le nostre aziende e fabbriche, ferire il nostro lavoro, deprimere i salari dei nostri lavoratori e danneggiare i prezzi dei nostri agricoltori». È però la nota diffusa dal Dipartimento del Tesoro a bollare a tutti gli effetti nero su bianco la Cina come «manipolatore di valuta». «Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha determinato oggi che la Cina manipola la sua valuta – è scritto nel documento- In seguito a questa decisione, il Segretario del Tesoro Steven Mnuchin lavorerà con l’Fmi per eliminare i vantaggi competitivi ingiusti creati dalle ultime azioni della Cina».
«Negli ultimi giorni la Cina ha preso misure concrete per svalutare la sua valuta, mantenendo allo stesso tempo sostanziali riserve di valute estere» spiega ancora la nota diffusa dal Dipartimento del Tesoro, «Il contesto di queste azioni e la non plausibilità della ratio dietro la stabilità di mercato della Cina conferma che la svalutazione è per ottenere ingiusti vantaggi competitivi nel commercio internazionale».
(credits immagine di copertina: Pixabay License)