Aprire le porte di una chiesa scansionando un QR Code, scopriamo insieme Chiese a porte aperte | VIAGGIARE INFORMATICI

L'intervista di Andrea Petroni di @vologratis a Luca Ferraina per Viaggiare Informatici

01/02/2022 di Redazione

Ma davvero esiste un’app che permette di aprire una chiesa semplicemente scansionando un QR code? Sì e il suo nome è «Chiese a porte aperte», ma più precisamente, come funziona? Ne ha parlato Andrea Petroni di @vologratis intervistando Luca Ferraina di @pianetaferra, nell’ambito del format di Giornalettismo Viaggiare Informatici.

LEGGI ANCHE > Le piattaforme che danno una svolta al turismo digitale, l’app Bepart | VIAGGIARE INFORMATICI

Chiese a porte aperte: un modo digitale per visitare chiese e cattedrali

Quante volte vi sarà capitato di fare tanta strada per raggiungere una città solamente per visitare quella cattedrale o quella chiesa meravigliosa di cui tanto avete sentito parlare. Gli ideatori di «Chiese a porte aperte» hanno pensato alla delusione di quando, una volta giunti lì davanti, avete trovato di fronte a voi una porta chiusa. Andrea Petroni ha chiesto a Luca Ferraina se in Piemonte, sua regione di appartenenza, ci sia più scoperta o più mistero e la risposta è stata: «Sicuramente più scoperta: abbiamo un sacco di chiese e cattedrali tutte da scoprire», anche se – confessa Luca – tante volte gli è capitato di trovare chiusa la porta di un luogo che desiderava tanto visitare e ci è sempre rimasto «con l’amaro in bocca».

Fortuna che con Chiese a porte aperte questo problema è scongiurato, perché – informa Andrea Petroni – «basta scansionare un QR code e ti si aprono le porte». Ma fino a qualche anno fa ci saremmo mai aspettati tanta innovazione in luoghi tanto tradizionali? Sicuramente no e anche Pianetaferra è di quest’opinione, poiché anche per uno che conosce molto bene il suo territorio un’app di questo tipo – ammette – concede la possibilità di «scoprire nuovi dettagli e caratteristiche delle chiese e cattedrali che abbiamo». E questo è l’ultimo campo da cui si aspettava di trovare «un’innovazione del genere».

Insomma: incredibile, ma vero. Quante cose che si imparano viaggiando informatici con Giornalettismo.

Share this article