Cosa ha detto davvero Cesare Battisti nel suo interrogatorio

La confessione di Cesare Battisti è stata interpretata male da alcuni quotidiani che, non avendo potuto pubblicare integralmente i contenuti dei documenti ufficiali, hanno offerto una propria interpretazione delle parole dell’ex terrorista dei Pac, inserendo dei virgolettati decontestualizzati dal resto dell’interrogatorio. I punti critici che sono stati trasmessi all’opinione pubblica riguardano principalmente tre aspetti: la sua incapacità di spiegare il perché della scelta di far parte della lotta armata, l’ammissione di tutti i delitti che gli sono stati contestati, la «presa in giro» alla classe intellettuale che lo ha difeso in questi suoi anni di latitanza.

I punti fraintesi dell’interrogatorio di Cesare Battisti

Per quanto riguarda il primo punto, Cesare Battisti è molto chiaro: prima di far parte della lotta armata, aveva commesso dei reati comuni. Per alcuni aveva già scontato la sua pena, per altri era semplicemente ricercato. In virtù di questa sua condizione, decise di entrare in clandestinità: «Nel 1977 Cavallina (fondatore dei PAC) era stato scarcerato […] A quell’epoca ero già ricercato per una rapina commessa a Latina in un ufficio postale. Questa è stata la ragione per cui decisi di entrare in clandestinità e di passare alla lotta armata con il gruppo dei PAC».

Il ‘pentimento’ di Cesare Battisti

Sul secondo punto, invece, Cesare Battisti è ancora già chiaro. Non afferma di aver preso in giro gli intellettuali che lo avevano difeso come diverse testate hanno riportato. Anzi, quest’ultimo ha provato a giustificare e a enunciare le motivazioni che hanno spinto alcune personalità del mondo della cultura, della società e della politica italiana a firmare il famoso manifesto in sua difesa. Secondo Battisti, la sua proclamazione di innocenza, il fatto che rappresentasse in qualche modo un intellettuale che aveva scritto libri. Inoltre, secondo alcuni di questi intellettuali «andava sostenuta la mia ideologia all’epoca dei fatti».

Cesare Battisti, inoltre, chiarisce che gli omicidi di Torregiani e Sabadin non erano nei piani e che questi ultimi si sono verificati solo a causa di imprevisti nel corso dell’azione. Ovviamente, questa sua presa di posizione – Battisti se ne mostra consapevole – non scalfisce minimamente il gesto orrendo di cui si è reso protagonista, non soltanto come attore, ma anche come complice. Infine, Battisti evita di fare nomi, limitandosi a confermare quanto scritto nelle sentenze pronunciate contro di lui. Si tratta evidentemente di fatti noti, sui quali Battisti non ha ritenuto opportuno ritornare.

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